“No alla Legge Delega come strumento per sistematizzare la materia dell’export di armi”. Lo afferma con forza un comunicato della Rete Italiana per il Disarmo che chiede al Governo di rivedere l’iter della legge e annuncia una campagna nazionale di mobilitazione.
Con l’approvazione in Consiglio dei Ministri il 17 settembre scorso, infatti, il Governo ha messo in atto (si attende una prima firma del Presidente Napolitano per l’ingresso in Parlamento) la modifica della legge 185 del 1990, cioè la legislazione che da venti anni pone l’Italia all’avanguardia sul controllo del commercio di armamenti. Una delegazione di Rete Italiana per il Disarmo è stata convocata venerdì 15 ottobre dal Consigliere Militare di Palazzo Chigi, Ammiraglio Picchi, per un incontro con le strutture tecniche che hanno seguito la stesura del provvedimento ricevendo la spiegazione a grandi linee, dei contenuti del Disegno di legge delega.
L'iniziativa legislativa - hanno spiegato i tecnici del Consigliere Militare - nasce dalla necessità di recepire una direttiva comunitaria (la Direttiva 2009/43/CE che "semplifica le modalità e le condizioni dei trasferimenti all’interno delle Comunità di prodotti per la difesa" in .pdf ) ed intende armonizzare le legislazioni di tutti i paesi UE e soprattutto favorire una integrazione del mercato comunitario di questa industria. “Ma tutto questo presenta il rischio di una perdita di trasparenza ed informazione, soprattutto per l’Italia” – sottolinea la Rete Disarmo.
L’Europa ha infatti introdotto nuovi tipi di licenze per le vendite internazionali di armi o di parti di armi: con la licenza globale e quella generale si potranno autorizzare una volta per tutte trasferimenti di alcune classi di prodotti o trasferimenti originati da una singola industria. Con i controlli tutti spostati alla fine del processo. Una dinamica che, se non ben controllata, rischia di far partire una serie di triangolazioni verso paesi problematici sfruttando come trampolino di lancio paesi europei in cui i controlli sono meno precisi.
"Al di là degli aspetti tecnici, che ci riserviamo di approfondire e commentare una volta letto il testo del Disegno di Legge di iniziativa governativa – afferma Chiara Bonaiuti, direttrice dell’Osservatorio sul Commercio di Armi (Os.C.Ar) di IRES Toscana – non condividiamo la forma della Legge Delega, con la quale si riduce il potere del decisore legislativo di regolamentare una materia che tocca i temi della politica estera italiana e della human security, sottraendo al Parlamento e alla società civile una titolarità che era stata al centro di tutto l’impianto della legge n.185/90”.
La prima richiesta al Governo della Rete Italiana per il Disarmo è quindi quella di un ripensamento sull’iter della legge, "anche perché a nostro parere un Disegno di Legge normale avrebbe anche strada più veloce garantendo il recepimento nei tempi dettati dalla Unione Europea (30 giugno 2011), una delle preoccupazioni maggiori esplicitate dai rappresentanti governativi durante l’incontro".
“Il punto vero è cercare di cogliere questa necessità come un’occasione positiva di un rilancio (anche a livello internazionale) del controllo degli armamenti quello che ad oggi ci sembra sia trattato solo come obbligo di natura comunitaria” - hanno affermato durante l’incontro padre Alex Zanotelli ed Eugenio Melandri, partecipanti all’incontro nella delegazione di Rete Disarmo perché protagonisti a suo tempo di quella grande spinta della società civile che portò all’approvazione della legge 185/90. “Non dimentichiamoci che in questo biennio è in discussione all’ONU il Trattato sui Trasferimenti di Armi (ATT) e che l’Europa stessa non ha un sistema vincolante di norme sulle armi: la Posizione Comune attualmente in vigore non è vincolante né sanzionatoria e non possiede un sistema omogeneo di dati. L’Italia potrebbe mettersi alla testa di un grande rinnovamento e miglioramento della situazione internazionale, ma ciò deve partire da un ampio dibattito sia nell’opinione pubblica che in parlamento” - hanno evidenziato i due esponenti a margine dell’incontro. L’Italia potrebbe mettersi alla testa di un grande rinnovamento e miglioramento della situazione internazionale, ma ciò deve partire da un ampio dibattito sia nell’opinione pubblica che in parlamento”, hanno concluso i due esponenti a margine dell’incontro.
Achille Tagliaferri delle ACLI, intervenuto in rappresentanza di Tavola della Pace ha poi ricordato che “la recente crescita esponenziale del nostro export militare non ci può lasciare indifferenti in un mondo dominato dai conflitti e in cui le spese belliche stanno aumentando mentre la crisi economica è così profonda”.
“Di certo il nostro intento non vuole essere quello della difesa alla lettera della legge attuale (in .pdf) - sottolinea Giorgio Beretta, esperto della Rete Disarmo - ma sicuramente del suo spirito e soprattutto dei suoi alti standard di trasparenza: non vogliamo perdere nulla delle informazioni che già vengono fornite ed anzi vogliamo stimolare una regolamentazione ancora più precisa dei dati che dovranno essere pubblicati ogni anno, chiedendo con forza che l’Italia si faccia promotrice di un’armonizzazione virtuosa degli standard informativi presso tutti i paesi UE. Inoltre non vogliamo che ‘spariscano’ come successo recentemente tabelle e dati che ci sono utili ad analizzare per esempio i flussi finanziari di appoggio al commercio di armi. Non va dimenticato, infatti, che quelle informazioni furono introdotte nella legge 185/90 a seguito degli scandali di trasferimenti di armamenti verso Iraq, Iran e Sudafrica che all'epoca era sotto embargo: i fondi di questo traffici arrivavano tra l'altro alla filiale della Banca Nazionale del Lavoro di Atlanta negli USA. E in tempi di terrorismo internazionale il controllo e la trasparenza sulle transazioni bancarie è quanto di più necessario” - conclude Beretta.
Il disegno di Legge prevede poi il recepimento di una posizione comune UE del 2003 sugli intermediari di armi (i cosiddetti broker): solo le aziende avranno titolarità ad intermediare in tale commercio. “Il principio ci sembra interessante e positivo - conclude Francesco Vignarca coordinatore di Rete Disarmo - ma il problema vero è che in tutto questo provvedimento le armi piccole e cosiddette leggere restano escluse. Sono queste le vere armi di distruzione di massa in giro per il mondo, le più pericolose e quindi quelle che andrebbero maggiormente controllate. Perciò anche a questo riguardo come Rete chiediamo di cogliere l’occasione e inserire sotto un unico sistema articolato di controlli anche queste tipologie di armi”.
La Rete Italiana per il Disarmo annuncia che farà partire a breve una campagna nazionale di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e del Parlamento, che dovrà nei prossimi giorni iniziare a farsi carico del percorso di discussione del Disegno di Legge. Le richieste centrali di tale mobilitazione saranno:
1) No alla Legge Delega come strumento per sistematizzare la materia dell’export di armi
2) Si all’occasione del recepimento della direttiva UE per determinare con certezza controlli e strumenti di pubblicazione dei dati sull’export militare italiano. L’Italia dovrebbe farsi promotrice in seno UE (anche per la grande esperienza di venti anni di 185!) di un innalzamento forte degli standard di trasparenza sulle armi.
3) Si al recepimento della posizione comune UE sugli intermediari di armi, con le limitazioni ad aziende per questi tipi di affari, ma solo se anche le armi piccole o leggere saranno ricomprese nella stessa normativa.
E' tempo di mobilitarsi. Soprattutto a fronte di un governo che, con una manovra sottobanco, intende riformare la legge 185/1990 che da vent’anni regolamenta con principi chiari e con trasparenza l’esportazione di armamenti italiani. Non solo, infatti, il governo Berlusconi nel Consiglio dei Ministri del 17 settembre scorso ha approvato un “disegno di legge” col quale chiede la delega al parlamento per riscrivere la normativa; ma l'ha anche inserito, con un emendamento dell'ultima ora, all'interno della "Legge Comunitaria", una legge omnibus sulla quale solitamente viene chiesto il voto di fiducia.
Rete Italiana per il Disarmo e la Tavola della Pace terranno oggi un presidio davanti al Senato (alle ore 14.30 a Corso Rinascimento angolo Corsia Agonale) e hanno lanciato un appello da sottoscrivere online diretto al Governo e al Parlamento per chiedere di rinunciare alla legge delega e di stralciare l'iniziativa dalla legge Comunitaria.
“In tempi di terrorismo internazionale, di crescente insicurezza e di forte instabilità in molte nazioni del mondo le esportazioni di armamenti devono essere sottoposte a controlli ancor più efficaci e trasparenti: chiediamo al parlamento italiano di non permettere al governo di riformare una legge rigorosa come la 185 del 1990 per mezzo di una legge delega per di più inserita di soppiatto nella legge Comunitaria 2010” - affermano Francesco Vignarca (coordinatore della Rete Italiana per il Disarmo) e Flavio Lotti (coordinatore nazionale della Tavola della Pace). “Non vi è alcuna pregiudiziale di principio da parte nostra – sottolineano i due coordinatori – a rivedere la normativa attuale: ma questa attività è una prerogativa del parlamento non del governo e la società civile non può essere messa ai margini per compiacere alle sole richieste dell’industria militare”.
I due rappresentanti delle principali organizzazioni della società civile italiana impegnate sui temi della pace e del disarmo, denunciano lo strumento scelto dal governo (la legge delega presentata al Senato il 25 ottobre scorso con l'Atto Senato n. 2404) ) e soprattutto l’inserimento del provvedimento in un emendamento alla Legge Comunitaria 2010. “I due provvedimenti – spiega Vignarca – intendono rispondere ad una decisione dell’esecutivo, annunciata nel Consiglio dei Ministri del 17 settembre scorso, per recepire nella nostra legislazione una direttiva europea (la Direttiva 2009/43/CE) intesa a semplificare le modalità e le condizioni dei trasferimenti all’interno dell’Unione europea dei prodotti per la difesa. La riforma proposta dal governo, invece, va ben al di là delle esigenze della direttiva europea tanto che la legge delega prevede un’ampia riorganizzazione delle strutture deputate al rilascio di tutte le autorizzazioni all’esportazione e sui controlli attraverso la creazione di un nuovo sportello unico”.
Come, infatti, riporta il comunicato del Consiglio dei Ministri il disegno di legge intenderebbe “sviluppare e riordinare” la materia del controllo sull’esportazione e sul trasferimento dei prodotti per la difesa e – sia pur affermando di voler salvaguardare “rigorosamente i principi della normativa in vigore (legge n. 185 del 1990)” – di fatto introduce una serie di “semplificazioni normative e procedurali” che non riguardano solo i trasferimenti intra-europei di armamenti ma che possono essere applicate anche nei confronti dei Paesi terzi appartenenti o non appartenenti all’Unione europea o alla NATO.
La legge 185 approvata 9 luglio del 1990 (con un’ampia maggioranza nel Parlamento italiano ha definito “Nuove norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento”. Tale normativa è stata promulgata dopo cinque anni di intenso confronto parlamentare attraverso due legislature ed è stata fortemente richiesta e sostenuta da un ampio movimento della società civile e dell’associazionismo laico e cattolico al seguito delle denunce, iniziate a partire dalla seconda metà degli anni Ottanta, di diversi traffici e triangolazioni di armamenti da parte dell’Italia verso nazioni sotto embargo delle Nazioni Unite come il Sudafrica, verso paesi in conflitto come Iran e Iraq e verso diversi stati del Sud del mondo ai quali i governi italiani destinavano aiuti pubblici allo sviluppo. Voler riformare questa materia, che riguarda direttamente la politica estera del nostro paese, attraverso una legge delega per di più inserita nella Legge Comunitaria è l’ennesimo sfregio di questo Governo al ruolo Parlamento.
La legge 185 del 1990 ha definito la regolamentazione italiana in materia secondo tre specifiche direttrici: innanzitutto, ha subordinato le decisioni sui trasferimenti di armamenti alla politica estera e di difesa dello stato “secondo i principi della Costituzione repubblicana” richiamandone espressamente l’articolo 11 ed elencando una precisa serie di divieti; in secondo luogo, ha introdotto un sistema di controlli da parte del Governo prevedendo procedure di rilascio di autorizzazioni prima della vendita e meccanismi di controllo sulla destinazione finale degli armamenti; infine, ha richiesto una dettagliata informazione al Parlamento sull’attività svolta in materia attraverso la pubblicazione annuale di una Relazione da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri.
Nel corso di questi venti anni la normativa ha già visto alcune modifiche, soprattutto con la Legge 17 giugno 2003, n. 148 (Legge di Ratifica ed esecuzione dell'Accordo Quadro di Farnborough firmato il 27 luglio 2000), che – sebbene di iniziativa governativa – hanno visto, dopo le pressione delle associazioni, un confronto con le associazioni della società civile che fin dagli anni Ottanta hanno promosso quella normativa e che nel corso di questi anni ne hanno attentamente monitorato l’applicazione attraverso pubblicazioni e ricerche.
In considerazione della delicatezza della materia – sottolinea Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della pace – che riguarda direttamente la politica estera e di difesa italiana, e della forte sensibilità della società civile su questi argomenti, riteniamo che lo strumento della “legge delega” sia il meno adeguato per affrontare – come si intende fare – un “riordino della normativa” a fronte di uno scenario internazionale, sociale e industriale ampiamente mutato rispetto agli anni Ottanta. Non vi è, infatti, da parte delle associazioni della società civile che rappresentiamo alcuna pregiudiziale sulla necessità di una revisione della normativa anche alla luce delle recenti direttive europee: ciò che chiediamo è che questo processo sia condotto nei tempi previsti per il recepimento delle direttive comunitarie attraverso il necessario lavoro parlamentare ed il dialogo con le associazioni della società civile e soprattutto mantenendo i necessari controlli e fornendo – come attualmente avviene – un’adeguata e trasparente documentazione pubblica in materia anche sulle attività bancarie che vanno autorizzate e monitorate con attenzione”.
La Rete italiana per il disarmo e Tavola della pace nei giorni scorsi hanno inviato una lettera a tutti i parlamentari di Camera e Senato per chiedere di non votare a favore della delega al Governo e di adoperarsi invece per presentare al più presto un Disegno di legge di iniziativa parlamentare per un’adeguata riforma della materia, aprendo un confronto con le associazioni della società civile attente ai temi del controllo del commercio degli armamenti.
Ma è urgente che si mobilitino con forza tutte le associazioni della società civile impegnate nei settori della promozione della pace, del disarmo, della tutela dei diritti umani, nella cooperazione internazionale e nel volontariato per fare in modo che una legge additata come esempio a livello internazionale non venga stravolta da un Governo che giorno dopo giorno mostra segni di asfissia e di autoreferenzialità quando non riponde a logiche di tipo lobbistico lontane da un'autentica rappresentanza delle necessità e delle istanze della popolazione.
Giorgio Beretta
giorgio.beretta@unimondo.org
E' tempo di mobilitarsi. Soprattutto a fronte di un governo che, con una manovra sottobanco, intende riformare la legge 185/1990 che da vent’anni regolamenta con principi chiari e con trasparenza l’esportazione di armamenti italiani. Non solo, infatti, il governo Berlusconi nel Consiglio dei Ministri del 17 settembre scorso ha approvato un “disegno di legge” col quale chiede la delega al parlamento per riscrivere la normativa; ma l'ha anche inserito, con un emendamento dell'ultima ora, all'interno della "Legge Comunitaria", una legge omnibus sulla quale solitamente viene chiesto il voto di fiducia.
Rete Italiana per il Disarmo e la Tavola della Pace terranno oggi un presidio davanti al Senato (alle ore 14.30 a Corso Rinascimento angolo Corsia Agonale) e hanno lanciato un appello da sottoscrivere online diretto al Governo e al Parlamento per chiedere di rinunciare alla legge delega e di stralciare l'iniziativa dalla legge Comunitaria.
“In tempi di terrorismo internazionale, di crescente insicurezza e di forte instabilità in molte nazioni del mondo le esportazioni di armamenti devono essere sottoposte a controlli ancor più efficaci e trasparenti: chiediamo al parlamento italiano di non permettere al governo di riformare una legge rigorosa come la 185 del 1990 per mezzo di una legge delega per di più inserita di soppiatto nella legge Comunitaria 2010” - affermano Francesco Vignarca (coordinatore della Rete Italiana per il Disarmo) e Flavio Lotti (coordinatore nazionale della Tavola della Pace). “Non vi è alcuna pregiudiziale di principio da parte nostra – sottolineano i due coordinatori – a rivedere la normativa attuale: ma questa attività è una prerogativa del parlamento non del governo e la società civile non può essere messa ai margini per compiacere alle sole richieste dell’industria militare”.
I due rappresentanti delle principali organizzazioni della società civile italiana impegnate sui temi della pace e del disarmo, denunciano lo strumento scelto dal governo (la legge delega presentata al Senato il 25 ottobre scorso con l'Atto Senato n. 2404) ) e soprattutto l’inserimento del provvedimento in un emendamento alla Legge Comunitaria 2010. “I due provvedimenti – spiega Vignarca – intendono rispondere ad una decisione dell’esecutivo, annunciata nel Consiglio dei Ministri del 17 settembre scorso, per recepire nella nostra legislazione una direttiva europea (la Direttiva 2009/43/CE) intesa a semplificare le modalità e le condizioni dei trasferimenti all’interno dell’Unione europea dei prodotti per la difesa. La riforma proposta dal governo, invece, va ben al di là delle esigenze della direttiva europea tanto che la legge delega prevede un’ampia riorganizzazione delle strutture deputate al rilascio di tutte le autorizzazioni all’esportazione e sui controlli attraverso la creazione di un nuovo sportello unico”.
Come, infatti, riporta il comunicato del Consiglio dei Ministri il disegno di legge intenderebbe “sviluppare e riordinare” la materia del controllo sull’esportazione e sul trasferimento dei prodotti per la difesa e – sia pur affermando di voler salvaguardare “rigorosamente i principi della normativa in vigore (legge n. 185 del 1990)” – di fatto introduce una serie di “semplificazioni normative e procedurali” che non riguardano solo i trasferimenti intra-europei di armamenti ma che possono essere applicate anche nei confronti dei Paesi terzi appartenenti o non appartenenti all’Unione europea o alla NATO.
La legge 185 approvata 9 luglio del 1990 (con un’ampia maggioranza nel Parlamento italiano ha definito “Nuove norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento”. Tale normativa è stata promulgata dopo cinque anni di intenso confronto parlamentare attraverso due legislature ed è stata fortemente richiesta e sostenuta da un ampio movimento della società civile e dell’associazionismo laico e cattolico al seguito delle denunce, iniziate a partire dalla seconda metà degli anni Ottanta, di diversi traffici e triangolazioni di armamenti da parte dell’Italia verso nazioni sotto embargo delle Nazioni Unite come il Sudafrica, verso paesi in conflitto come Iran e Iraq e verso diversi stati del Sud del mondo ai quali i governi italiani destinavano aiuti pubblici allo sviluppo. Voler riformare questa materia, che riguarda direttamente la politica estera del nostro paese, attraverso una legge delega per di più inserita nella Legge Comunitaria è l’ennesimo sfregio di questo Governo al ruolo Parlamento.
La legge 185 del 1990 ha definito la regolamentazione italiana in materia secondo tre specifiche direttrici: innanzitutto, ha subordinato le decisioni sui trasferimenti di armamenti alla politica estera e di difesa dello stato “secondo i principi della Costituzione repubblicana” richiamandone espressamente l’articolo 11 ed elencando una precisa serie di divieti; in secondo luogo, ha introdotto un sistema di controlli da parte del Governo prevedendo procedure di rilascio di autorizzazioni prima della vendita e meccanismi di controllo sulla destinazione finale degli armamenti; infine, ha richiesto una dettagliata informazione al Parlamento sull’attività svolta in materia attraverso la pubblicazione annuale di una Relazione da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri.
Nel corso di questi venti anni la normativa ha già visto alcune modifiche, soprattutto con la Legge 17 giugno 2003, n. 148 (Legge di Ratifica ed esecuzione dell'Accordo Quadro di Farnborough firmato il 27 luglio 2000), che – sebbene di iniziativa governativa – hanno visto, dopo le pressione delle associazioni, un confronto con le associazioni della società civile che fin dagli anni Ottanta hanno promosso quella normativa e che nel corso di questi anni ne hanno attentamente monitorato l’applicazione attraverso pubblicazioni e ricerche.
In considerazione della delicatezza della materia – sottolinea Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della pace – che riguarda direttamente la politica estera e di difesa italiana, e della forte sensibilità della società civile su questi argomenti, riteniamo che lo strumento della “legge delega” sia il meno adeguato per affrontare – come si intende fare – un “riordino della normativa” a fronte di uno scenario internazionale, sociale e industriale ampiamente mutato rispetto agli anni Ottanta. Non vi è, infatti, da parte delle associazioni della società civile che rappresentiamo alcuna pregiudiziale sulla necessità di una revisione della normativa anche alla luce delle recenti direttive europee: ciò che chiediamo è che questo processo sia condotto nei tempi previsti per il recepimento delle direttive comunitarie attraverso il necessario lavoro parlamentare ed il dialogo con le associazioni della società civile e soprattutto mantenendo i necessari controlli e fornendo – come attualmente avviene – un’adeguata e trasparente documentazione pubblica in materia anche sulle attività bancarie che vanno autorizzate e monitorate con attenzione”.
La Rete italiana per il disarmo e Tavola della pace nei giorni scorsi hanno inviato una lettera a tutti i parlamentari di Camera e Senato per chiedere di non votare a favore della delega al Governo e di adoperarsi invece per presentare al più presto un Disegno di legge di iniziativa parlamentare per un’adeguata riforma della materia, aprendo un confronto con le associazioni della società civile attente ai temi del controllo del commercio degli armamenti.
Ma è urgente che si mobilitino con forza tutte le associazioni della società civile impegnate nei settori della promozione della pace, del disarmo, della tutela dei diritti umani, nella cooperazione internazionale e nel volontariato per fare in modo che una legge additata come esempio a livello internazionale non venga stravolta da un Governo che giorno dopo giorno mostra segni di asfissia e di autoreferenzialità quando non riponde a logiche di tipo lobbistico lontane da un'autentica rappresentanza delle necessità e delle istanze della popolazione.
Giorgio Beretta
giorgio.beretta@unimondo.org
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