"Warology: operazione l'altra guerra" è un documentario realizzato da Morgan Menegazzo. Riportiamo qualche passaggio della recensione:
"Qual è l’altra guerra che stiamo vivendo? Come sarà la guerra del futuro? Esperti di strategie militari tradizionali e virtuali, ufficiali di punta dell’esercito, scienziati e uomini politici si confrontano in una conversazione serrata, delineando il quadro di una nuova cultura del conflitto. Più di un’inchiesta, Warology è un viaggio ai confini dell’impensabile. [...] Sul campo di battaglia del Terzo Millennio la vera posta in gioco è la dissoluzione dell'umanità. Attorno a questo rischio ruotano le dichiarazioni preziose degli esperti sui conflitti dalle dinamiche più complesse che hanno coinvolto e stanno coinvolgendo il nostro pianeta. Dalla Guerra fredda all’11 settembre, dall’attacco russo in Georgia al Progetto H.A.A.R.P., dagli attentati cibernetici della Cina ai server della diplomazia americana all’inquietante dibattito sulle scie chimiche".
Chi ha avuto l'onore di vedere l'inchiesta in anteprima, deve riconoscere che il montaggio serrato è molto efficace, ma invano cercheremmo altri pregi in questo lungo reportage, soporifero sin dai primi secondi. "Warology" è divagante, inficiato dall'invadenza di interviste-fiume ad esperti come Umberto Rapetto che tende ad enfatizzare il ruolo di pericolosissime associazioni a delinquere contro cui agiscono integerrimi agenti. Intendiamoci: i pirati informatici esistono e sono pure molto insidiosi, ma è certo che molti agiscono per conto del sistema, sotto mentite spoglie. L’inimicizia tra “guardie e ladri” è un clichè ed i confini tra criminalità e “legge” sono oggi più labili che mai.
Significativo è solo l'intervento di Fabio Mini la cui testimonianza è, però, annegata in un oceano di noia e di elucubrazioni astruse e fuorvianti, come "conflitto asimmetrico", "guerra fredda" (concetto ormai obsoleto e depistante), "fatto e rappresentazione del fatto"... Operazione masturbatoria e di narcisistico autocompiacimento, "Warology" non informa né convince: si limita ad accozzare le storte banalità di Rapetto e sodali, gabellandole per oracoli. Le stesse immagini, pur vivide, sbiadiscono e si offuscano in questo bolso e farraginoso dossier che dà un colpo al cerchio ed uno alla botte: la guerra, con le sue carneficine, diventa un argomento da talk show, in cui l'ultimo degli ignoranti disquisisce su geo-politica, strategie militari, economia, reati cibernetici...
Se volessimo usare un solo aggettivo per qualificare tale squalificato documentario, adopereremmo "ignavo". Ignavo è chi non si schiera: con la scusa di essere obiettivo, l'autore sfuma e confonde tutto. Non si comprende chi combatta contro chi: il sistema è coinvolto in mille losche operazioni, ma lotta contro il crimine; i governi sono inaffidabili, ma, tutto sommato, tutelano i cittadini... E' un vero guazzabuglio, un'apoteosi di contraddizioni, per la regia occulta di Rapetto, uomo di paglia dei militari. Le stesse scie chimiche, timidamente evocate in alcuni fotogrammi, sono ridotte ai minimi termini, quasi fossero gli innocenti giochi di qualche pilota psicolabile.
Last, but not least: l'autore, che pure ha attinto a piene mani ai filmati di "Tanker Enemy", comitato grazie al quale ha ottenuto importanti contatti, con infinita improntitudine, non cita la fonte principale. Meglio così: è bene che l'acqua di sorgente non si mischi con quella inquinata dagli scarichi industriali.
"Qual è l’altra guerra che stiamo vivendo? Come sarà la guerra del futuro? Esperti di strategie militari tradizionali e virtuali, ufficiali di punta dell’esercito, scienziati e uomini politici si confrontano in una conversazione serrata, delineando il quadro di una nuova cultura del conflitto. Più di un’inchiesta, Warology è un viaggio ai confini dell’impensabile. [...] Sul campo di battaglia del Terzo Millennio la vera posta in gioco è la dissoluzione dell'umanità. Attorno a questo rischio ruotano le dichiarazioni preziose degli esperti sui conflitti dalle dinamiche più complesse che hanno coinvolto e stanno coinvolgendo il nostro pianeta. Dalla Guerra fredda all’11 settembre, dall’attacco russo in Georgia al Progetto H.A.A.R.P., dagli attentati cibernetici della Cina ai server della diplomazia americana all’inquietante dibattito sulle scie chimiche".
Chi ha avuto l'onore di vedere l'inchiesta in anteprima, deve riconoscere che il montaggio serrato è molto efficace, ma invano cercheremmo altri pregi in questo lungo reportage, soporifero sin dai primi secondi. "Warology" è divagante, inficiato dall'invadenza di interviste-fiume ad esperti come Umberto Rapetto che tende ad enfatizzare il ruolo di pericolosissime associazioni a delinquere contro cui agiscono integerrimi agenti. Intendiamoci: i pirati informatici esistono e sono pure molto insidiosi, ma è certo che molti agiscono per conto del sistema, sotto mentite spoglie. L’inimicizia tra “guardie e ladri” è un clichè ed i confini tra criminalità e “legge” sono oggi più labili che mai.
Significativo è solo l'intervento di Fabio Mini la cui testimonianza è, però, annegata in un oceano di noia e di elucubrazioni astruse e fuorvianti, come "conflitto asimmetrico", "guerra fredda" (concetto ormai obsoleto e depistante), "fatto e rappresentazione del fatto"... Operazione masturbatoria e di narcisistico autocompiacimento, "Warology" non informa né convince: si limita ad accozzare le storte banalità di Rapetto e sodali, gabellandole per oracoli. Le stesse immagini, pur vivide, sbiadiscono e si offuscano in questo bolso e farraginoso dossier che dà un colpo al cerchio ed uno alla botte: la guerra, con le sue carneficine, diventa un argomento da talk show, in cui l'ultimo degli ignoranti disquisisce su geo-politica, strategie militari, economia, reati cibernetici...
Se volessimo usare un solo aggettivo per qualificare tale squalificato documentario, adopereremmo "ignavo". Ignavo è chi non si schiera: con la scusa di essere obiettivo, l'autore sfuma e confonde tutto. Non si comprende chi combatta contro chi: il sistema è coinvolto in mille losche operazioni, ma lotta contro il crimine; i governi sono inaffidabili, ma, tutto sommato, tutelano i cittadini... E' un vero guazzabuglio, un'apoteosi di contraddizioni, per la regia occulta di Rapetto, uomo di paglia dei militari. Le stesse scie chimiche, timidamente evocate in alcuni fotogrammi, sono ridotte ai minimi termini, quasi fossero gli innocenti giochi di qualche pilota psicolabile.
Last, but not least: l'autore, che pure ha attinto a piene mani ai filmati di "Tanker Enemy", comitato grazie al quale ha ottenuto importanti contatti, con infinita improntitudine, non cita la fonte principale. Meglio così: è bene che l'acqua di sorgente non si mischi con quella inquinata dagli scarichi industriali.