domenica 19 febbraio 2012

IL PENTAGONO PRONTO A STANZIARE 7 MILIONI DI DOLLARI PER UN ESERCITO DI "AVATAR"

Dopo gli studi inglesi sull’applicazione delle neuroscienze nell’ambito militare, il Pentagono ha finanziato con sette milioni di dollari l’avvenieristico progetto ‘Avatar’. In sostanza, i soldati si comporteranno come nel film di James Cameron, con robot al posto degli alieni.

7 MILIONI DI DOLLARI PER IL PROGETTO "AVATAR"

In sostanza, i soldati si comporteranno come nel film di James Cameron, con robot al posto degli alieni. “Il programma Avatar – spiegano – svilupperà le interfacce e gli algoritmi per consentire a un soldato di controllare in modo efficace un robot che agirebbe come suo surrogato”.


Questi robot andrebbero a svolgere il ‘lavoro sporco’ negli scenari di guerra. Così, sarebbero già pronti due prototipi, Petman (una sorta di umanoide senza testa) e AlphaDog (una specie di macchinona a quattro zampe).

Naturalmente, questi super robot sono ancora lontani dal poter scendere sui campi di battaglia, ma il Pentagono confida di arrivare a risultati rilevanti nel giro di qualche anno.

Tra fantascienza e induismo, il reale significato di “Avatar”


Tutti noi, frequentatori della Rete, sappiamo cosa si intende oggi con questa parola nella realtà virtuale: l’avatar in sostanza è il nostro alter-ego, la nostra “incarnazione” nei forum e nei giochi di ruolo on-line (in particolare nel mondo del fantasy, dove a volte conserva il significato originale di “manifestazione di una divinità”).
Probabilmente però non tutti sanno da dove provengano tali significati: nell’antica lingua sanscrita questa parola (अवतार) significa letteralmente “discesa” (di una divinità dal cielo sulla terra) ma più spesso si traduce appunto come “incarnazione”, “apparizione” o “manifestaz ione” di una divinità.

Il concetto di “avatar” è di notevole importanza nell’induismo, in particolare nel culto del dio Vishnu, che conta ben dieci avatar. Fra questi, il più celebre, il più venerato (e ispiratore di una vastissima letteratura) è il dio Krishna che viene tradizionalmente raffigurato con la pelle azzurra: guarda caso, il colore della pelle degli avatar nel film di Cameron.

Secondo l’induismo, Vishnu seglie di incarnarsi in un avatar, manifestandosi così fra gli uomini, non per capriccio ma per necessità: l’avatar scende sulla terra per ristabilire il bene e  la giustizia quando questa è minacciata dall’uomo stesso. Vishnu lo spiega, per bocca del suo avatar Krishna, in uno dei testi filosofici fondamentali dell’induismo, il Canto del Beato o Bhagavad Gita (IV, 7-8). Continuando nel nostro gioco dei paralleli fra l’induismo e il film di Cameron, non si può non notare che questa è, in un certo senso, la stessa cosa che fa l’avatar del soldato-eroe nel film di Cameron: “scende” nel mondo di Pandora abitato dagli azzurri Na’Vi e finisce per unirsi a loro per difendere la giustizia minacciata dai terrestri.

Tornando al concetto di avatar nell’induismo, come dicevo Vishnu conta ben dieci avatar (parola che in sanscrito si scrive avatara, con la “a” finale, che nella hindi moderna non si pronuncia). Sono:
1) Matsya, il Pesce, che salva dal Diluvio il primo uomo, Manu.
2) Kurma, la Tartaruga, coinvolta nel mito del frullamento dell’oceano di latte primordiale
3) Varaha, il Cinghiale, che salva la Terra sprofondata nell’oceano
4) Narasimha, l’Uomo-Leone, che uccide un malvagio
5) Vamana, il Nano, che ritrasformandosi in Vishnu misura con tre passi tutto il Creato, sottraendolo così al Male
6) Parashurama, “Rama con la scure”, che stermina i guerrieri diventati troppo arroganti
7) Rama, divinità in forma umana, fra le principali dell’induismo, le cui gesta si raccontano nel poema epico Ramayana
Krishna, anch’egli in forma umana, divinità di grande spessore filosofico e immensa fortuna letteraria
9) Buddha, la cui figura è stata assorbita e rielaborata dall’induismo (che ne fa altro…)
10) Kalkin, l’avatar dell’Era futura, che giungerà fra gli uomini alla fine dell’attuale Era di decadenza.

Alcuni studiosi hanno notato che questa “scaletta” delle dieci manifestazioni di Vishnu sulla Terra nelle diverse Ere ripercorre in un certo senso la storia dell’Evoluzione sulla Terra, con la vita che inizia dall’acqua (il Pesce) procede attraverso forme di vita animale via via più complesse per arrivare infine all’uomo.
Ma ora smetto, gente, perché potrei continuare a parlare di questi argomenti fino allo sfinimento….:-) Il mio intento era quello di scavare, per una volta, sotto una parola d’uso comune come avatar, per dissotterrarne alcuni significati arcani, e mostrare come a volte parliamo sanscrito senza saperlo. Magari la prossima volta vi racconterò del punch (è sanscrito, certo, pensavate che fosse inglese?). O delle divinità hindu e buddhiste che ispirano i romanzi di fantascienza. Alla prossima.
di Marco Restelli

Redazione Segnidalcielo.it

La devastazione del Delta del Niger

Fonte: Sancara *
 
Il Delta del Niger è l'area fluviale più vasta dell'Africa, è il terzo delta al mondo. Ha una superficie complessiva di circa 70.000 kilometri quadrati (per avere un metro di paragone, per noi italiani, il nostro maggior delta, quello del fiume Po, si estende su di una supercie di 786 chilometri quadrati). Era un paradiso ecologico, un ecosistema dove foresta pluviale, paludi alluvionali e anse del fiume si amalgamavano in un perfetto equilibrio tale da far vedere, in modo netto ed inequivocabile, la straordinaria bellezza della natura e da far vivere, attraverso la pesca, la caccia e l'agricoltura oltre 20 milioni di persone.
Oggi non è più così.  

Alle fine degli anni '50 (esattamente tra il 1956 e il 1957) fu scoperto il petrolio. Le concessioni furono acquistate in particolare dall'anglo-olandese Royal Dutch Shell. Le compagnie - e in particolare la Shell - hanno per decenni occupato l'area, estratto ed inquinato, corrotto i governi (gli introiti da petrolio rappresentano tra il 40 e il 60% del PIL nazionale), infiltrato persone nel governo per condizionarne le scelte e scacciato le popolazioni locali dal loro habitat tradizionale. Non dimentichiamo che anche l'italiana ENI estrae petrolio in Nigeria.

Nello stato del Rivers (la cui capitale è Port Harcourt, oggi "città del petrolio" con le più grandi raffinerie della Nigeria) fu colpita una popolazione, gli Ogoni (oggi un gruppo di 500 mila persone) che a partire dagli anni '90 iniziarono una dura lotta prima contro il governo nigeriano e successivamente direttamente contro le multinazionali del petrolio. Nel 1990 nacque infatti il MOSOP (Movement for the Survival of Ogoni People) guidato dallo scrittore e poeta Ken Saro-Wiwa. Il movimento riuscì a portare all'attenzione internazionale il problema del Delta del Niger (tra le richieste vi era quella di utilizzare gli enormi dividenti del petrolio per le popolazioni locali, che per oltre il 70% vivono sotto la soglia di povertà). Ken Saro-Wiwa fu arrestato più volte, condannato e infine impiccato - assieme ad altri 8 attivisti del MOSP - il 10 novembre 1995. Naturalmente l'assassinio del leader ogoni -avvenuto durante la sanguinosa dittatura di Sani Abacha -  ebbe un grande eco internazionale (la Shell patteggiò, con un risarcimento di 11 milioni di euro, pur di non far svolgere il processo sulle sue responsabilità).
Dall'inizio degli anni 2000 è attivo anche un gruppo armato, denominato MEND (Movement for the Emancipation of the Delta Niger) che attacca direttamente le compagnie petrolifere ed i suoi dipendenti. Sin dall'inizio il MEND ha chiesto agli "stranieri" di lasciare le loro terre, pena la morte. Ecco il resoconto dell'ultima azione del MEND.



Gli oleodotti nel Delta del Niger
Un rapporto, pubblicato nell'agosto 2011 (Enviromental Assessment of Ogoniland) dell'UNEP (United Nations Environment Programme) ha stabilito che ci vorranno almeno 30 anni di interventi, alcuni dei quali urgenti, e svariati miliardi di dollari per ripristinare l'ambiente naturale. I danni dovrebbero essere pagati dalla Shell. Intanto, come denuncia il giornalista Osasu Obayiuwana su New African (nel mese di gennaio in mensile New African ha dedicato uno speciale al Delta del Niger, con il titolo "The Rape of Paradise", che poi è il titolo di un libro di George Osodi), nulla è stato fatto.

Il Rapporto dell'UNEP ha impegnato per 14 mesi un folto team che ha esaminato oltre 200 località, sorvegliato 122 chilometri di oleodotto, compilato oltre 5000 cartelle cliniche, incontrato 23 mila persone, analizzato oltre 4000 campioni di terreno.
Il rapporto evidenzia lo stato di gravissimo inquinamento. Le popolazioni locali bevono acqua contaminate da idrocarburi. Il 60% dei campioni prelevati supera i livelli consentiti.



Quello del Delta del Niger è uno scempio verso la natura e l'uomo. L'avidità delle multinazionali (che poi a ben guardare è l'avidità nostra che usiamo i derivati dal petrolio) e una classe politica corrotta ha consentito decenni di distruzione. E' stato l'ennesimo atto di violenza contro l'Africa (che sia chiaro, attuato con la piena complicità di africani) e contro il suo popolo. Si sono fatte cose (e si continuano a fare) che nel nostro mondo non sarebbero mai state possibili. Nessuna legge, nessuna tutela per le popolazioni, nessuna distribuzione degli ingenti introiti dalla concessioni petrolifere, ma solo tanto denaro per pochi. 
La Nigeria è l'ottavo esportatore al mondo di petrolio e contemporaneamente uno dei paesi più poveri del mondo. Si stima che siano stati riversati - solo da perdite degli oleodotti - oltre 500 milioni di galloni di petrolio nel Delta del Niger (un gallone è circa 5 litri). Gli oleodotti sono stati posizionati tagliando a metà villaggi, lungo i fiumi che fornivano acqua da bere alla popolazione, spesso con materiali scadenti e senza nessuna manutenzione.


Non vi sono ragioni al mondo per non affermare che chi ha prodotto questo disastro debba pagare fino all'ultimo centesimo il ripristino (se mai sarà possibile, comunque quanto più possibile) dell'ambiente naturale. Non è un problema che riguarda solo gli Ogoni (o i nigeriani). E' un tema che riguarda tutti noi, il mondo intero.



Dal sito del The Epoch Times
Guerriglieri del MEND

Vi segnalo il sito della rivista The Atlantic dove si possono vedere delle straordinarie (e purtroppo tristi) immagini del Delta del Niger.
 

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...