giovedì 30 dicembre 2010

Fusione fredda: lo stato dell’arte a dicembre 2010

Roy Virgilio - 27 dicembre 2010 
 
Se nell’opinione comune la parola Fusione fredda evoca un senso di occasione mancata, di bufala scientifica e di ricerca di un’abbondanza energetica di cui l’umanità non è degna, nel mondo reale il fenomeno così definito è invece molto vicino a una sua realizzazione pratica, quasi pronto a entrare nella case delle persone per offrire energia a basso costo, pulita e diffusa.
La fusione fredda esiste?
Non è un’illusione, e la prima mossa per avvicinarsi alla realtà nucleare della fusione fredda è quella di inquadrarla con un nome più consono: “Reazioni nucleari a bassa energia”.
La natura nucleare del fenomeno è stata dimostrata scientificamente per la prima volta in Italia nel 2002 presso L’ENEA sotto la guida di Carlo Rubbia. La verifica è affidata a un gruppo di ricercatori fra cui il Prof. Emilio Del Giudice e Antonella De Ninno. Si doveva dimostrare l’eventuale produzione di Elio-4 ed effettuare la possibile correlazione con gli eccessi di calore rilevati. Ritrovare Elio-4, impronta della fusione nucleare, avrebbe significato fugare ogni dubbio sulla natura nucleare del fenomeno.
Alla fine dell’anno, il gruppo dell' ENEA arriva a produrre il Rapporto RT/2002/41/FUS un documento che conferma la reale natura nucleare della fusione fredda.
A questa verifica ne seguono altre indipendenti negli anni successivi e varie nazioni, tra cui gli USA e il Giappone, confermano questo fondamentale dato.
Per tanto la Fusione Fredda è una realtà scientifica seppur non completamente accettata dal mondo accademico e dalla comunità scientifica.
Ma come funziona?
Giuliano Preparata è stato il fisico teorico italiano a cui si deve una delle spiegazioni teoriche più consistenti sulla fusione fredda. Tale spiegazione rientra nel quadro di una teoria innovativa e potente, l’Elettrodinamica Quantistica Coerente (CQED), branca della Teoria Quantistica dei Campi, ed ha permesso di ottenere le prime soluzioni matematiche predittive della fusione fredda, consentendo la replicabilità del fenomeno e portando quindi la fusione fredda nel campo della piena scientificità.
In particolare è riuscito a rispondere ai due punti che racchiudono il cuore del problema.
Infatti, per poter dimostrare che una reazione nucleare è avvenuta bisogna, secondo la teoria vigente, spiegare due cose:
1) Come si fanno ad avvicinare due nuclei così tanto da farli fondere con le sole energie in gioco;
2) In ogni tipo di fusione nucleare vi è emissione di neutroni. Se la fusione avviene, perché non si riscontra emissione neutronica? Che fine fanno i neutroni?
Oggi è possibile rispondere con compiutezza ad entrambe le domande.
I nuclei (che sono costituiti da protoni, dotati di cariche elettriche positive) possono fondere tra loro grazie all’attrazione della forza nucleare che è circa un milione di volte più intensa della repulsione elettrostatica (forze elettriche), ma che agisce su distanze molto minori (dell'ordine delle dimensioni del nucleo atomico). Quindi per fondere, i due nuclei interagenti devono arrivare in intimo contatto fra loro riuscendo a superare la repulsione elettrostatica data dalla carica di segno uguale, che normalmente li mantiene a distanza.
Nel caso della fusione calda si cerca di superare questa repulsione con la forza bruta, ovvero fornendo
tanta di quella energia che gli atomi scontrandosi sempre più velocemente e potentemente tra loro (aumento dell’energia cinetica) riescono a un certo punto a superare la repulsione elettrica portando i nuclei così vicini che la forza nucleare forte prevale e consente la fusione dei nuclei. Ma si può riuscire a superare la barriera elettrostatica senza necessitare di tutta questa energia e violenza?
Sembra proprio di si ma solo a condizione di essere nella materia condensata e non nel vuoto e a condizione di raggiungere alte soglie di densità della materia.
Nel metallo del catodo (palladio o nickel in primi s) gli elettroni sono liberi di muoversi. In determinate condizioni avviene che si creino delle nuvole elettroniche che creano delle regioni di spazio a carica negativa, dei “blob”, che essendo di segno opposto, tendono ad attirare i nuclei di deuterio, facendoli avvicinare sempre più fino a che, raggiunta la soglia critica di densità, possono addirittura arrivare a far fondere una parte dei nuclei coinvolti.
Pertanto, in queste condizioni non c’è bisogno di fornire moltissima energia e innalzare le temperature per superare la barriera elettrostatica dei nuclei, ma si utilizza uno stratagemma che va ad abbassare la repulsione della barriera consentendo un più facile superamento della stessa. Si realizza una specie di catalizzatore nucleare.
Le nuvole elettroniche si creano a loro volta per “Coerenza Elettrodinamica”. In poche e semplici parole, abbiamo coerenza in un insieme di componenti quando tutti i componenti stessi operano all’unisono. Questo insieme spaziale di elementi (nel nostro caso, atomi) che lavorano all’unisono è detto “Dominio di Coerenza”. In un dominio coerente non vi sono quindi spostamenti e urti casuali tra i diversi membri, bensì questi agiscono coordinatamente. Una metafora che dà un’idea del concetto può essere quella di un corpo di ballo.
Mentre in una folla qualunque (un sistema non coerente) le persone si muovono in direzioni casuali e dove l’unica forma di interazione è quasi sempre l’urto, la collisione, in un corpo di ballo (un sistema coerente) non ci sono collisioni poiché i componenti si muovono all’unisono al ritmo di una musica, un’oscillazione, che li guida, li fa risuonare. Questo significa diminuire gli attriti (urti), i movimenti inutili (particelle con direzioni opposte) e raggiungere lo stato di minima energia del sistema.
Tornando nel nostro catodo metallico, gli elettroni del metallo, muovendosi coerentemente, formano delle grosse unità mesoscopiche che, operando all’unisono, consentono un’interazione mirata con i nuclei di deuterio riuscendo a portarli a intima distanza. In questo modo si permette alla forza nucleare di entrare in gioco e ottenere la fusione*.
Che risultati concreti si sono ottenuti negli esperimenti di Fusione fredda?
Durante gli anni sono stati sviluppati diversi esperimenti e configurazioni sperimentali che hanno ottenuto discreti successi.
I principali sono i seguenti:
1)    1995 Cella a sfere di plastica ricoperte da sottilissimi strati di nickel e palladio a cura di James Patterson in Texas (USA) presso la CETI inc.
Si trattava di una cella composta da un cilindro di 10 cm di altezza per 2,5 di diametro al cui interno sono inserite un migliaio di sferette di plastica di 1 mm di diametro ricoperte da strati sottilissimi di nichel e palladio. Queste formano il catodo della cella elettrolitica. L’anodo è costituito da titanio e l’elettrolita è a base di acqua normale con disciolto del solfato di litio (Li2SO4).
Con questa cella Patterson ha realizzato nel 1995 una dimostrazione pubblica ove con una alimentazione elettrica variabile tra 0,1 e 1,5 Watt ha ottenuto in uscita una potenza termica variabile tra 450 e 1.300 watt!
2)    2008 Cella a Gas di Deuterio in pressione (senza elettrolita liquido) in una matrice speciale di ossido di zirconio e palladio del gruppo del Prof. Arata – Università di Osaka, Giappone.
In un esperimento pubblico la cella, senza alimentazione, ha fornito circa 30 watt con una quantità di soli 7 grammi di matrice metallica. Inoltre confermata la presenza di elio a firma della reazione nucleare.
3)    2008-2009 Cella a deuterio gassoso e matrice metallica di palladio nano strutturato del Gruppo Celani – INFN di Frascati
I risultati raggiunti dal gruppo di Celani sono positivi (si ritrovano gli eccessi energetici), ripetibili e, soprattutto, superano il limite di densità energetica di pochi watt per grammo di palladio ottenuto dal Prof. Arata. I valori, con questa configurazione, si attestano stabilmente a oltre 400W/g di palladio e con durate di funzionamento di alcuni giorni.
4)    2010 Cella a idrogeno gassoso e matrice metallica di nikel nano strutturato del Prof. Francesco Piantelli – Università di Siena.
La cella, coperta da 2 brevetti, ha superato con successo un periodo di test di oltre 10 mesi dove ha continuato a funzionare costantemente. alimentata una cella con una potenza elettrica di 29 Watt. I risultati sono stati molto promettenti in quanto l’energia fornita in uscita è stata mediamente di 35 Watt con punte di 70 W. Oltre all’eccesso energetico, nel lungo periodo di test sono stati rilevati diversi fenomeni che indicano l’avvenimento di reazioni nucleari quali emissione di raggi γ, emissione di neutroni, emissione di particelle cariche e il ritrovamento, al termine degli esperimenti, di altri elementi oltre al nichel di partenza sulle superfici dei campioni utilizzati.**
 
Cosa manca per un prodotto commerciale?
La domanda a questo punto si fa pressante: perché non abbiamo ancora in commercio apparati che funzionano sfruttando il fenomeno della fusione nucleare a bassa energia se le teorie esistono e gli esperimenti positivi anche?
Ho individuato 3 principali antagonisti all’arrivo della fusione fredda:
Punto 1: L’accettazione accademica
Non esistendo ancora una teoria universalmente accettata, ne deriva che tale argomento non viene considerato quando vengono assegnati i fondi economici o vengono decisi i piani di studio e ricerca. Per tanto questo filone, non ricevendo soldi, non viene sviluppato come invece dovrebbe.
Punto 2: Il controllo delle attuali lobby dell’energia
Il mondo petrolifero, i big del nucleare a fissione e tutto il mondo legato a gas e carbone: giganti economici e politici che vedono in qualsiasi nuova fonte di energia un pericolo per il loro status quo e qualcosa che potrebbe minare il loro controllo assoluto sul mondo dell’energia e diminuire gli enormi guadagni che oggi possono permettersi senza alcuna possibile concorrenza.
Punto 3: Il potere militare
Per quanto sembri strano, come tante tecnologie che hanno rivoluzionato in qualche modo la nostra vita civile, anche la fusione fredda deriva dal mondo militare.
Come per la fissione nucleare, il GPS, internet, i cellulari, anche la fusione fredda ha avuto i suoi albori e i primi utilizzi con lo scopo di uccidere e distruggere. La natura umana è davvero ambigua e di difficile comprensione… ma tant’è e bisogna prenderne atto.
Comprendendo che questa tecnologia è in mano e quindi sotto il controllo militare, di fatto deve rimanere quanto più è possibile una realtà segreta e inutilizzata. Depistaggi, disinformazione, minacce e anche assassini sono stati perpetrati senza troppi scrupoli per mantenere certe informazioni quanto più riservate ed inaccessibili è stato possibile.
Ma allora quando arriverà un generatore a fusione fredda?
“Se la fusione fredda fosse una tecnologia valida ci farebbero gli scaldabagni! Perché non ne esiste neppure uno? Semplice, perché è una bufala!”
Questa è una delle classiche frasi di chi non crede nella realtà della fusione fredda e non ci crederà, in buona o cattiva fede, finché non avrà davanti agli occhi un apparato che funziona inconfutabilmente col nuovo fenomeno.
Ebbene, non dovrà attendere molto. E con lui, tutti noi.
Infatti il fenomeno ha, nonostante tutto, raggiunto una maturità tale che si può finalmente pensare di poter creare un co-generatore affidabile e commercializzabile nel giro di pochi anni. Le mie non sono mere ipotesi o speranze ma sono il frutto delle conoscenze di alcune realtà che si accingono, finalmente, a realizzare un prototipo pre-industriale di generatore di energia basato su reazioni nucleari a bassa energia.
Infatti,  grazie principalmente al lavoro del Prof. Piantelli e a finanziamenti privati, è in fase di realizzazione un primo prototipo pre-industrale. Il prototipo è studiato per avere una potenza di circa 40 kW termici e 7 kW elettrici ed è previsto un tempo variabile per la realizzazione che potrà oscillare da uno a due anni in base alle difficoltà che si riscontreranno durante la costruzione.
E’ la prima volta che un tale apparato viene prodotto, per tanto, per quanto sulla carta sia tutto pronto, non è davvero possibile prevedere con certezza come il fenomeno e il prototipo stesso risponderà a queste potenze.
Una volta costruito il prototipo funzionante si tratterà di realizzare un secondo prototipo concretizzando anche tutto l’apparato industriale per la sua produzione su larga scala e la successiva vendita a terzi. Per quest’ultima fase è prevista la creazione di una società che, almeno negli intenti attuali, sarà aperta anche ai piccoli investitori, ovvero a tutti coloro che sono interessati a far sviluppare e investire in tale tecnologia, realizzando un azionariato di tipo popolare.
Questo sia per distribuire più equamente gli utili e sia per evitare che qualche manager disonesto blocchi o sfrutti in maniera insensata questa enorme opportunità.
Nel libro trovate tutti gli estremi per prenotare la partecipazione a questo azionariato e contribuire concretamente e fattivamente all’avvento sul mercato del primo generatore a fusione fredda.
Termino l’articolo ricordando però che la fusione fredda è solo uno strumento nelle nostre mani. Un potente strumento che può essere utilizzato per il bene comune o per autodistruggersi. Sta solo a noi la decisione di come utilizzare questo potere.
Vi lascio a rifletter con una famosa frase di Stan Lee: “da un grande potere derivano grandi responsabilità”. Saremo capaci di gestire questa energia?
Roy Virgilio
Tratto dal libro “Fusione fredda cos’è e come funziona”

martedì 28 dicembre 2010

Costituzione Art. 2. e 3.

Art. 2.
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.






Art. 3.
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

giovedì 23 dicembre 2010

Warology": come trasformare un documentario sulle scie chimiche in uno strumento di propaganda

"Warology: operazione l'altra guerra" è un documentario realizzato da Morgan Menegazzo. Riportiamo qualche passaggio della recensione:

"Qual è l’altra guerra che stiamo vivendo? Come sarà la guerra del futuro? Esperti di strategie militari tradizionali e virtuali, ufficiali di punta dell’esercito, scienziati e uomini politici si confrontano in una conversazione serrata, delineando il quadro di una nuova cultura del conflitto. Più di un’inchiesta, Warology è un viaggio ai confini dell’impensabile. [...] Sul campo di battaglia del Terzo Millennio la vera posta in gioco è la dissoluzione dell'umanità. Attorno a questo rischio ruotano le dichiarazioni preziose degli esperti sui conflitti dalle dinamiche più complesse che hanno coinvolto e stanno coinvolgendo il nostro pianeta. Dalla Guerra fredda all’11 settembre, dall’attacco russo in Georgia al Progetto H.A.A.R.P., dagli attentati cibernetici della Cina ai server della diplomazia americana all’inquietante dibattito sulle scie chimiche".

Chi ha avuto l'onore di vedere l'inchiesta in anteprima, deve riconoscere che il montaggio serrato è molto efficace, ma invano cercheremmo altri pregi in questo lungo reportage, soporifero sin dai primi secondi. "Warology" è divagante, inficiato dall'invadenza di interviste-fiume ad esperti come Umberto Rapetto che tende ad enfatizzare il ruolo di pericolosissime associazioni a delinquere contro cui agiscono integerrimi agenti. Intendiamoci: i pirati informatici esistono e sono pure molto insidiosi, ma è certo che molti agiscono per conto del sistema, sotto mentite spoglie. L’inimicizia tra “guardie e ladri” è un clichè ed i confini tra criminalità e “legge” sono oggi più labili che mai.

Significativo è solo l'intervento di Fabio Mini la cui testimonianza è, però, annegata in un oceano di noia e di elucubrazioni astruse e fuorvianti, come "conflitto asimmetrico", "guerra fredda" (concetto ormai obsoleto e depistante), "fatto e rappresentazione del fatto"... Operazione masturbatoria e di narcisistico autocompiacimento, "Warology" non informa né convince: si limita ad accozzare le storte banalità di Rapetto e sodali, gabellandole per oracoli. Le stesse immagini, pur vivide, sbiadiscono e si offuscano in questo bolso e farraginoso dossier che dà un colpo al cerchio ed uno alla botte: la guerra, con le sue carneficine, diventa un argomento da talk show, in cui l'ultimo degli ignoranti disquisisce su geo-politica, strategie militari, economia, reati cibernetici...

Se volessimo usare un solo aggettivo per qualificare tale squalificato documentario, adopereremmo "ignavo". Ignavo è chi non si schiera: con la scusa di essere obiettivo, l'autore sfuma e confonde tutto. Non si comprende chi combatta contro chi: il sistema è coinvolto in mille losche operazioni, ma lotta contro il crimine; i governi sono inaffidabili, ma, tutto sommato, tutelano i cittadini... E' un vero guazzabuglio, un'apoteosi di contraddizioni, per la regia occulta di Rapetto, uomo di paglia dei militari. Le stesse scie chimiche, timidamente evocate in alcuni fotogrammi, sono ridotte ai minimi termini, quasi fossero gli innocenti giochi di qualche pilota psicolabile.

Last, but not least: l'autore, che pure ha attinto a piene mani ai filmati di "Tanker Enemy", comitato grazie al quale ha ottenuto importanti contatti, con infinita improntitudine, non cita la fonte principale. Meglio così: è bene che l'acqua di sorgente non si mischi con quella inquinata dagli scarichi industriali.

La rivoluzione spirituale di Giordano Bruno

di Racci Manuela

Giordano Bruno, filosofo geniale, cercò di aprire gli occhi degli uomini del suo tempo e del nostro tempo, anticipando i moti che scuotono l'anima di tutti noi...

Da sempre esistono esseri su questo pianeta che indicano la via per edificare un nuovo mondo, per aprire il cammino all’umanità verso una nuova aurora. Sono esseri di luce, accomunati dalla stessa forza, energia, marchiati dalla stessa solitudine. "Venuti troppo presto, nati postumi con la mente dinamite", direbbe Nietzsche. Giordano Bruno potrebbe davvero considerarsi antesignano notabile di questa specie chiamata indaco, giunta a edificare un nuovo mondo, un mondo di luce per esseri di luce che vedono e sentono con gli stessi occhi e la stessa mente sia gli universi visibili che quelli invisibili. Un grande pensatore, arso vivo per il vizio di pensare, un filosofo di una modernità quasi inquietante, ma soprattutto un uomo fuori del comune, uno spirito folletto, fantasioso, originale. Ciò che trasmetteva non era solo un’immagine della vita ma un’emozione del mondo. Giordano Bruno era un grande: in lui albergava la conoscenza dei mondi paralleli, della metempsicosi, delle energie sottili... straordinario per quei tempi!

Il filosofo Umberto Galimberti con lucida analisi evidenzia tale divina follia di Bruno contrapposta alla scienza e anche alla religione, laddove follia va naturalmente ad indicare quella capacità di andare oltre il velo di Maya cogliendo commosse tangenze con l’Assoluto. In effetti Bruno è veramente un’occasione oggi per pensare "profondamente", dove la profondità non è quella che connota il pensiero tecnico-scientifico da secoli imperante in Occidente: essa va ricercata nell’ inconscio della scienza stessa "che è a un tempo ciò da cui la scienza scaturisce e ciò che la scienza rimuove". Innegabili sono i miglioramenti che la scienza ha apportato alla vita dell’uomo occidentale, ma sotto l’aspetto della felicità, della ricerca di una pace interiore, di una quiete dell’anima in piena armonia con la natura e più ampiamente con il Tutto, risulta più difficile parlare di progresso. Sembra quasi che la scienza abbia dislocato l’uomo dal suo habitat naturale - la fusione con la natura - facendolo sentire meno alienato di fronte a un computer che al cospetto di un tramonto. Allo stesso modo, la religione, per quanto antiscientifica possa sembrare (fides et ratio come un aut aut), ha sovente cercato il connubio con la ragione, con l’evidenza e la chiarezza del lumen naturale, perdendo in realtà la sua vera quidditas, la sua dimensione sacrale.

Per questo motivo Giordano Bruno fu messo al rogo: la sua "nova filosofia" non era né scientifica, né strettamente religiosa, in quanto si fondava sulla magia naturale, sulla "prisca Aegiptorum sapientia." Bruno è infatti il vero sensitivo immerso nella fusis, convinto che si possano abbattere le barriere tra l’umano e il divino… niente è più positivo dello sfondamento dei limiti, dello spostare le pietre di confine per arrivare alla comprensione che l’uomo, la Natura e Dio sono la stessa cosa. Nell’universo tutto è Vita, tutto è animato da uno stesso spirito vivificatore, "tutte le cose sono nell’universo e l’universo è in tutte le cose… in questo modo tutte le cose si armonizzano in una perfetta armonia". E’ un’innegabile forma di animismo: per Bruno tra le piante, gli animali, gli uomini non c’è differenza se non di grado. La differenza è nel “Dorso della Forma”, sono fenomeni di un’unica sostanza universale. Pensare che il mondo sia là solo per l’uomo è un grave errore; il filosofo esce così dalla cultura occidentale cristiana e modula il suo sentire sul registro affine a quello buddista.

Con l’ammirazione che ognuno deve a chi per le proprie idee ha saputo sacrificare la propria vita, Bruno andrebbe inserito in una sfera iniziatica, riferendosi non tanto alla sua laicità, bensì alla sua sacralità, al suo vedere la presenza divina in ogni cosa,alla sua ansia di ricerca che trascende il raziocinio nel suo identificarsi nella natura che è per lui un vero e proprio indiamento, un varcare il limite dell’umano per avviarsi "verso altra natura, altri corsi, altri mondi". La materia dunque non è inerte, ma viva, animata (pampsichismo) e costituisce uno dei centri archimedei del pensiero di Bruno: infatti il filosofo perviene a una concezione della materia universale come fonte dell’infinito prodursi di tutta la realtà: simile alla pregnante che manda e riscuote da sé la sua prole, la materia contiene in sé tutte le forme, è "cosa divina e ottima parente, genitrice e madre di cose naturali, anzi la natura tutta in sustanza"; "fonte de l’attualità" di ogni cosa la materia per Bruno è Vita, materia infinita.

Tra l’anima dell’uomo e quella delle bestie non c’è alcuna differenza dal punto di vista della sostanza. Potremmo dire che la magia naturale di Bruno si colloca in quella sotterranea corrente di pensiero che prende il nome di "pensiero per immagini" che, pur perdente in Occidente, costituisce la fonte segreta del sapere, fonte a cui si accede non per via logico-architettonica ma per pratica amorosa. La concezione che Bruno ha della forza dell’Amore ribadisce la pregnanza e l’attualità oggi di tale concetto in campo metafisico e metempirico. La forza di cui parla il Poeta "che move il sole e l’altre stelle", quella Forza "l'unica che muove infiniti mondi e li rende vivi". Quella magia che solo il vero saggio da sempre sente. L’amore, dice il filosofo, sa "comprendere" ciò che la ragione non sa "spiegare", là dove la scienza può spiegare tutto, senza nulla comprendere.

L’astrofisica Giuliana Conforto, in uno studio irrinunciabile sulla futura scienza di Giordano Bruno, evidenzia come il pianeta si stia trasformando e come il filosofo nolano sia uno dei grandi saggi che l’abbiano previsto. Quella di Bruno è scienza del futuro, coscienza delle infinite potenzialità dell’essere umano e soprattutto della sua immortalità. Egli annuncia la nascita dell’uomo nuovo, libero da tabù e paure, capace di ricevere e di riflettere nelle sue opere l’intero messaggio vitale, oggi noto come DNA, quindi di creare un nuovo mondo di pace e vera giustizia. Bruno rivela il grande segreto, la magia della natura: la comunione naturale di ogni corpo con il messaggio genetico, che fu poi il motivo vero della sua condanna perché vanifica il ruolo della Chiesa come intermediaria tra l’uomo e Dio: Bruno rivela il ruolo centrale di protagonista dell’uomo nel progetto cosmico, prevede i tempi attuali e l’evento che ristabilirà l’antico volto:il risveglio dell’uomo alla coscienza dell’infinita e vera realtà, l’Amore.

Tale Forza cosmica prende il nome in Bruno di Eroico furore. L’uomo nuovo è il furioso, l’ebbro di Dio e arso d’amore che con uno sforzo eroico (da eros) e appassionato giunge a una sorta di sovrumana immedesimazione con il processo cosmico per cui l’Universo si dispiega nelle cose e le cose si risolvono nell’Universo, generando una sorta di copula d’amore tra lui e la Natura. Solo il fuoco dell’esperienza dell’Amore è in grado di aprire la strada alla visione di Dio, del Tutto, dell’unità. Scorrendo in particolare i suoi sette scritti magici, tra cui esemplare risulta essere la Lampas triginta statuarum, testo di eccezionale bellezza poetica e immaginativa, il lettore non può non cogliere questo moderno senso del Divino nell’uomo come appartenenza al Tutto, scintilla perfetta di un Tutto unico e animato, questa affascinante concezione della metempsicosi di ascendenza orfico-pitagorica (la morte non è altro che una dissoluzione di legami, ma nessun spirito o nessun corpo celeste perisce: è solo un continuo mutare di complessione e combinazioni - De Magia Naturali), questo senso etico di giustizia cosmica che spinge le anime a comunicarsi a corpi sempre diversi, in una sorprendente affinità con il Karma delle religioni orientali, nella commossa intuizione che l’anima possa istituire innumerevoli legami tra piani dell’universo.

Bruno quindi prima dello stesso movimento romantico ha riportato l’attenzione sull’intima connessione del Tutto rispetto all’analitica scansione delle parti, in cui il pensiero logico-razionale per natura trattiene se stesso, smarrendo i vincoli che legano tra loro tutte le cose. Dunque, "non essendoci nell’universo parte più importante dell’altra, non è concesso all’ uomo quel primato che lo prevede possessore e dominatore del mondo, ma semplice cooperatore dell’operante natura". All’enfatizzazione del soggetto Bruno contrappone un percorso opposto: "non il primato dell’uomo, ma il primato degli equilibri sempre instabili e sempre da ricostruire tra soggetto e oggetto, tra uomo e natura. La magia, che non è potere sulla natura, ma scoperta dei vincoli con cui tutte le cose si incatenano, secondo il modello eracliteo dell’invisibile armonia, è la proposta filosofica di Bruno, antitetica sia alla matematica sia alla religione.” (G. Galimberti).

Alla legge dell’uomo occidentale sul Tutto, la magia bruniana si volge alla legge del Tutto. Nel discorrere oggi delle idee straordinarie che Bruno ha consegnato alla modernità, non possono ad esempio passare ex silentio le due opere in chiave ermetica che si presentano come veri trattati di arte della memoria, la mnemo tecnica: De umbris idearum e Cantus circaeus. Si veda l’analisi sottile e raffinata che Gabriele La Porta ci offre nel suo libro Giordano Bruno. Vita e avventure di un pericoloso maestro del pensiero: le immagini descritte dal filosofo non avrebbero solo il compito di potenziare e raffinare la memoria visiva, ma rivestirebbero anche un significato propriamente magico. Infatti la loro contemplazione e la loro rammemorazione porterebbero in contatto con energie cosmiche primordiali, con la vera quidditas delle cose, con le realtà supreme e archetipe, infondendo nell’animo pace, quiete, serenità.

Secondo l’acuto scrittore, Bruno si propone di suscitare una sorta di rivoluzione spirituale: seguendo le vie di un sapere esoterico, che ha tutti i caratteri di un’illuminazione, l’uomo si libera dai pregiudizi, dalle passioni negative, dagli egoismi per diventare saggio, cioè in grado di percorrere la via della Forza, quella Forza che è trasparenza, libertà, verità, una scienza futura che savi come Bruno già conoscevano; una coscienza che comprende interamente il messaggio della Vita e soprattutto il ruolo cosmico, immortale dell’essere umano. Come non ricordare poi la sua vulcanica intuizione cosmologica…fu il primo a interpretare che la vita intelligente è distribuita un po’ dappertutto nell’universo, ponendo così le basi alla giustificazione dei trasferimenti di essa da pianeti in estinzione ma ad alto livello di tecnologia a pianeti non abitati ma tali da consentire la vita. A ragione Bruno viene visto come il primo ufologo, oggi le sue osservazioni sono considerate il punto di partenza per la ricerca di altre forme di vita nell’universo.

Superando la rivoluzione copernicana, immaginava un universo infinito, popolato da un’infinità di stelle che, buttate giù le muraglie del cielo fisso e finito, corrono per ogni dove, stelle come il nostro sole, ciascuna circondata da pianeti su taluni dei quali prosperano altre intelligenze, creature viventi senzienti e razionali. "Apri la porta attraverso la quale possiamo osservare il firmamento senza limiti" era il suo motto. "Così si magnifica l’eccellenza di Dio, si manifesta la grandezza de l’imperio suo: non si glorifica in uno, ma in soli innumerevoli, non in una terra, un mondo, ma in duecentomila, dico in infiniti". Un universo dunque senza – limiti dai caratteri divini: infinito lo spazio, infiniti i mondi, infinite le creature, infinita la vita e le sue forme. Si potrebbe chiudere questa riflessione meramente propedeutica alla necessità di far risorgere le intuizioni bruniane,con un’asserzione efficace del geniale filosofo che più volte sostiene di essere la reincarnazione di Ermes, il messaggero degli dei, sceso per aprire gli occhi agli uomini.
”L’umanità ha bisogno di persone che testimonino la possibilità della fratellanza, in nome della conoscenza e della ricerca. Sono realista, se volete pessimista per il presente, ciò non toglie che bisogna testimoniare e gettare i semi per piante che fruttifereranno nel futuro. Non è possibile dire quando. Ma è importante lasciare un segno, dire parole, formulare pensieri, viver in una dimensione di segno opposto a quella dell’attuale imbecillità . E soprattutto non bisogna scoraggiarsi”.

La Cultura ha vinto, evviva la Cultura!!!

giovedì 16 dicembre 2010

La sindrome di Morgellons

La sindrome di Morgellons, o morbo di Morgellons, o semplicemente Morgellons è il nome dato nel 2002 dalla biologa statunitense Mary Leitao ad una condizione caratterizzata da una serie di sintomi cutanei quali prurito, fitte dolorose, apparente presenza di fibre sulla pelle o sotto la pelle, lesioni permanenti alla cute (es. eruzioni cutanee o piaghe) e altro.

L'attuale conse
sso scientifico ritiene che non si tratti di una nuova malattia. La grande maggioranza dei professionisti della salute, compresi la maggior parte dei dermatologi, considerano i sintomi del Morgellons quali semplici manifestazioni di altre condizioni patologiche conosciute, come per esempio la Sindrome di Wittmaack-Ekbom. Secondo la Mayo Clinic si tratta di una condizione clinica ancora poco definita, ma con una probabile componente di tipo psicologico e/o psichiatrico.

Secondo taluni studiosi, i
sintomi cutanei del morbo sarebbero da ricondursi a ferite autoinflitte dagli stessi pazienti con lo scopo di estrarre dalla cute i fantomatici parassiti che sono convinti gli si annidino sotto la pelle. Secondo questa teoria il disturbo avrebbe dunque natura essenzialmente psichiatrica, al punto che il paziente interpreterebbe anche i brandelli di pelle rimossi, gli annessi bulbi piliferi e qualunque fibra rimanga intrappolata nella ferita come i residui di un'entità parassitante.

La sindrome di Morgellons non è ancora stata studiata approfonditamente dalla comunità scientifica. Dal 2007 hanno incominciato ad interessarsi alla patologia i Centers for Disease Control and Preventi
on (CDC), un importante organismo di controllo sulla sanità pubblica degli Stati Uniti d'America, con sede ad Atlanta (Georgia), che ha il compito di monitorare, prevenire e suggerire gli interventi più appropriati in caso di epidemie.

Teorie del complotto

Alcune persone che si definiscono ammalate di Morgellons e vari teorici cospirazionisti danno una propria versione del morbo: a loro dire, il presunto morbo sarebbe di volta in volta causato da "versamenti chimici", o da "terrorismo biologico", o perfino da presunti rapimenti alieni. Ad esempio, in un programma radio denominato Coast to Coast (popolare tra coloro che credono negli ufo e nei fantasmi) un medico del Nuovo Messico affermò che un agente CIA gli disse che la malattia era causata dai francesi; un errore in un esperimento governativo, affermò, avrebbe contaminato l'acqua. Su non meglio specificate "cause chimiche" insisterebbero anche i sostenitori della teoria complottista denominata delle scie chimiche.

Miles Lawrence,
paesaggista di Florence, Texas, stava facendo i bagagli per un viaggio in macchina a Las Vegas quando si è accorto che il suo dito formicolava; è rimasto incredulo, dice, mentre "piccole cose spinose" spuntavano dalla pelle nel punto da cui aveva appena rimosso una scheggia. Ha afferrato una delle spine con delle pinzette e ha tirato. Istantaneamente, racconta, una fitta di dolore si è diffusa sul braccio. Ne ha tirata un'altra e il dolore ha serpeggiato su fino al collo. Poi è iniziata la parte veramente raccapricciante. "Provavo la sensazione di avere degli insetti sotto la pelle delle braccia," dice Lawrence, "e mi sono agitato".
In tutto il paese, migliaia di persone che lamentano lo stesso orribile fenomeno hanno formato un gruppo di subcultura della malattia. Mettono in comune liste di sintomi, ipotesi mediche e racconti delle dispute con medici tradizionali su http://www.morgel-lons.org, il sito ufficiale della Morgellons Research Foundation, fondata nel 2002 da Mary Leitao a McMurray, Pennsylvania.

Leitao ha denominato la malattia morbo di Morgellons - dal nome di una malattia dai sintomi simili citata in un testo medico del sedicesimo secolo - mentre svolgeva indagini su una malattia cutanea contratta dalla figlia dell'età di due anni.

Il morbo di Morgello
ns è stato a malapena captato dai radar della medicina tradizionale. Pochi medici ne hanno sentito parlare e ancora meno sanno cosa fare in merito. Così, quando qualcuno entra in un ambulatorio ed annuncia i propri sintomi, spesso si ritrova ad affrontare scetticismo o dichiarazioni secondo cui soffre di parassitosi immaginaria o entomofobia - letteralmente, l'idea infondata di avere parassiti nella pelle.

Ginger Savely, infermiera professionale che cura i malati di Morgellons di tutto il paese presso il San Francisco Medicai Center, ha dichiarato: "Se per caso avessi ricevuto uno di questi malati nel mio studio, anch'io avrei pensato che fosse pazzo. Tuttavia dopo aver sentito il resoconto di oltre un centinaio di malati, i quali scendono tutti nei minimi dettagli affermando la stessa identica cosa, [la questione] assume contorni alquanto impressionanti."

Ad Austin, Texas, l'
infermiera professionale Ginger Savely dice di ricevere nella sua clinica sempre più pazienti che presentano i sintomi, quali dolorose piaghe cutanee da cui spuntano fibre blu, con filamenti e piccoli granelli neri di materiale simile a sabbia. "A parlarne sembra una follia, ma dalla loro pelle fuoriescono molte cose."

Ginger Savely, specializ
zata nella malattia di Lyme, ritiene di avere potenzialmente trovato un indizio, e dice: "Circa il dieci per cento dei miei pazienti affetti da malattia di Lyme cronica presenta sintomi del morbo di Morgellons." A suo parere, le persone che soffrono di'malattie trasmesse da puntura di zecca presentano sistemi immunitari più deboli e possono rivelarsi più vulnerabili all'infezione.

La vera causa del morbo di Morgellons resta comunque un mistero medico. Nel loro com­plesso i soggetti colpiti da questa malattia riferiscono di sgradevoli sensazioni di formicolii, punture e morsi, nonché lesioni cutanee che non guariscono associate a strutture assai insolite, che è possibile descrivere co
me fibrose o filamentose e che sono la caratteristica più impressionante di questa malattia. Inoltre i pazienti, per quanto riguarda la propria pelle, riportano la presenza di granelli neri e granuli simili a semi.

Spesso il sistema ne
rvoso periferico resta influenzato da questa malattia, tuttavia l'elemento più rilevante dell'infezione sembra essere l'effetto sul sistema nervoso centrale. Quasi tutti i malati riferiscono di avere grosse difficoltà nella concentrazione mentale e nella memoria a breve termine.

In questo gruppo di pazienti sono estremamente comuni i disturbi dell'umore, quali depressione e disordine bipolare, che colpiscono oltre la metà degli individui che manifestano sintomi del morbo di Morgellons. I genitori dei bambini affetti da tale morbo riferiscono che la maggior parte di questi soffre di ADHD, ODD, disturbi dell'umore od autismo; si stima che il 65% di questi bambini presenti una qualche forma di disturbo psichiatrico ed il 10% di disordini dello sviluppo di tipo autistico. Le
diagnosi associate comunemente riportate in questa popolazione di malati includono borreliosi (più conosciuta come malattia di Lyme, fibromialgia e sindrome da affaticamento cronico. Fonte: Morgellons Research Foundation, PO Box 16576, Surfside Beach, SC 29587 USA. Tratto da: morgellons.org - Popular Mechanics, Giugno 2005

Il mistero della malattia di Morgellons - Internet e la comunicazione in rete hanno portato alla ribalta, negli Usa, una nuova e strana patologia. I medici sono divisi: alcuni la considerano un problema psichiatrico

STATI UNITI – Se non fosse per la rete il morbo di Morgellons forse non sarebbe così conosciuto o addirittura chi ne è affetto non saprebbe dare un nome a questa strana malattia, che inizia con un prurito fortissimo della pelle (simile a una puntura di insetto) e degenera poi in vere e proprie lacerazioni, portando inoltre perdita di memoria e di capacità di concentrazione, difficoltà cognitive, spossatezza e disturbi gastrointestinali. I medici la guardano con sospetto e, a fronte dell'inspiegabilità dei fenomeni clinici, la bollano come patologia psicosomatica .

L'ORIGINE – È
comparsa per la prima volta negli Stati Uniti, circa dieci anni fa, colpendo in particolare la California, il Texas e la Florida. Se ne sta occupando con un certo sgomento il Centers for Disease Control and Prevention, ma è balzata per la prima volta all'onore delle cronache grazie a Mary Leitao, che nel 2001 ha dedicato un sito alla patologia di cui soffriva il giovane figlio. È stata proprio lei a codificarne le conseguenze e a battezzare il morbo con il nome di uno studio risalente al diciassettesimo secolo, in cui si faceva riferimento a un bambino francese affetto dagli stessi disturbi. Nel sito la signora Leitao descriveva minuziosamente gli inquietanti sintomi che si mescolano in maniera confusa e alla fine la comunità medica la accusò di aver costruito una messa in scena (si parla anche di fibre colorate che fuoriescono dall’epidermide). Ma alla intraprendente signora giunsero ben settemila mail di persone che accusavano gli stessi sintomi, dichiarandosi anch'essi malati di Morgellons.

Le TESI MEDICHE – I medici sono divisi e le diagnosi sono varie. Emblematica la storia del trentunenne Brandi Koch. Dapprima gli fu diagnosticata una malattia auto-immune, in seguito si parlò dell'esistenza di un parassita, poi di un'artrite, infine di una malattia di origine psichiatrica.
Alcuni casi sono risultati positivi al morbo di Lyme, un'infezione di origine batterica che colpisce la pelle, il sistema nervoso, le articolazioni e gli organi interni, cusata dal morso di una zecca. Tra i medici c'è chi considera Morgellons una vera e propria malattia e chi, di fronte al mistero, si appella alla follia. Le due tesi più accreditate si riferiscono o a una sorta di delirio contagioso (i rush cutanei frequentemente hanno un'origine psicosomatica) o all'azione di una specie di fungo (e in effetti alcuni casi sono migliorati in seguito all'utilizzo di un antiparassitario specifico). Certamente esiste una componente psicologica, ma questa si può addebitare al fatto che spesso i malati di Morgellons vengono lasciati soli e nessuno ascolta più la loro voce. L'assurdità del fenomeno patologico li isola e rischia di creare (o amplificare ?) un disagio mentale profondo.

EFFETTO RETE – Internet ha svolto un ruolo significativo nel creare il caso Morgellons e, come è successo anche con altre patologie semi sconosciute, è stata un fattore di aggregazione sociale tra i malati sparsi nel mondo. D'altro canto c'è anche l'effetto-suggestione che può esercitare la rete. Forse i più suggestionabili non dovrebbero nemmeno leggere questo articolo, ma ormai è troppo tardi… By Emanuela Di Pasqua - 25 ottobre 2006. Tratto da: corriere.it

La concausa del morbo di Morgellons (scie chimiche). 03/2007
Una malattia molto strana è tra noi: è il Morgellons. Negli Stati Uniti i casi registrati sono ormai 20.000, con picchi in California meridionale e nell’area del Golfo del Messico. Esistono ormai numerosi elementi in grado di dimostrare che tale patologia è associata alle nanotecnologie, in particolare alle nanofibre. La National Science Foundation definisce nanofibre quelle di dimensioni pari a 100 nanometri o inferiori.

Edward Spencer è un neurologo che, da più di trent'anni, opera in California. È membro del Berkeley City Council. Il suo articolo, pur non contenendo elementi nuovi rispetto agli studi che abbiamo già pubblicato sul Morgellons, va segnalato perché conferma purtroppo la diffusione della sindrome; inoltre contiene un curioso riferimento a "polvere intelligente" da considerarsi con ogni probabilità uno strumento nanotecnologico. Sebbene il medico non vi accenni, è quasi certo che il Morgellons è legato alla nefasta operazione "scie chimiche", con cui sono diffusi i filamenti di polimeri sui quali si sofferma il neurologo. Da rilevare, infine, che i casi della sindrome sono più numerosi nelle aree sottoposte a pesante irrorazione.

Come sintomi il Morgellons presenta affaticamento, difficoltà di concentrazione ed altri sintomi neurologici. Questi sintomi sono associati alla presenza di sottilissime fibre che escono dalla pelle e che causano prurito intenso e lesioni cutanee. Tali fibre inoltre si muovono sotto il derma. Non esiste purtroppo alcuna terapia ed i medici, che non hanno nessuna familiarità con questa sindrome, tendono ad ignorarla. I pazienti sono etichettati come persone che soffrono di disturbi psichiatrici, ma i medici non hanno esaminato né la pelle né i filamenti, prima di formulare questa superficiale diagnosi. I filamenti blu che ho esaminato hanno un'estremità color oro e non bruciano neppure se sottoposti ad una temperatura di 1700 gradi Fahreneit. Niente di simile ai capelli che, se bruciati, sprigionano un odore caratteristico. I capelli inoltre hanno una struttura cellulare. Il Dottor Janovy ha stabilito che non sono né cellule né parassiti, ma nanomacchine veicolate, come sostiene anche la Dottoressa Hildegarde Staninger, da insetti: infatti le avvisaglie della malattia sono precedute dalla percezione di una puntura di insetto. Sono punture di insetti che provengono dai sistemi fognari.

Il Dottor Randy Wymore dell’Università dell’Oklahoma ha mandato dei campioni di fibre all’FBI, ma nulla di simile è stato trovato negli archivi forensi. Un contatto nella Naval Intelligence ha suggerito di guardare alla “polvere intelligente”. Il National Register of Enviromental Professionals ha creato un’unità di intervento per indagare sulle possibili cause ambientali della malattia. Ho chiesto al Berkeley City Council di intervenire presso l’Università della California affinché usino le loro risorse tecniche ed intellettuali per studiare questa malattia. Sotto la saggia guida di Wall Street e delle compagnie assicurative, la medicina negli Stati Uniti è precipitata in un sorprendente stato di degenerazione. La reazione del Center for Desease Control è letargica.
Un semplice microscopio elettronico consente di vedere la struttura di queste fibre ed uno strumento come questo dovrebbe essere in dotazione di tutti gli ospedali. Ovviamente abbiamo urgente bisogno di terapie. Tratto da: http://sciechimiche-zret.blogspot.com - tradotto By Zret

Nuovi studi ed esami di laboratorio hanno consentito di accertare che il morbo di Morgellons è collegato alla presenza nell’organismo dei malati di frammenti costituiti da silicone e da fibre di polietilene. Il polietilene è usato normalmente nell’industria delle fibre ottiche. A queste conclusioni è giunta la Dottoressa Hildegarde Staninger, tossicologa, nell’ottobre del 2006.
La ricercatrice precisa che tali materiali sono usati dall’industria delle nanobiotecnologie per incapsulare i viron, ossia virus geneticamente modificati, da una a cento cinquanta volte più piccoli dei virus. Le analisi istologiche hanno rivelato la presenza di tubicini di vetro e di silicone, in pazienti in cui non erano mai state impiantate protesi di silicone nel seno o in altre parti del corpo. Da notare che gli effetti nocivi del silicone sono stati scientificamente dimostrati....
Tratto da: sciechimiche-zret.blogspot.com

La Schistosomiasi (detta anche bilharziosi) è una malattia che affligge oggi nel mondo circa 200 milioni di persone. È prevalente nei paesi tropicali e sub-tropicali; in alcune regioni d'Italia (ad es. la Sardegna) sono presenti le condizioni climatiche che ne permetterebbero l'esistenza e sono presenti gli ospiti intermedi (molluschi d'acqua dolce) che trasmettono l'infezione, ma non esiste un ciclo di trasmissione che comprenda l'uomo come ospite definitivo. Sono comunque sempre più frequenti in Italia casi di schistosomiasi importati da paesi extracomunitari. vedi: Parassitismo.

I parassiti che causano la schistosomiasi appartengono a tre specie principali: Schistosoma mansoni, S. japonicum, S. haematobium. Allo stadio adulto sono dei vermi lunghi più di un centimetro, differenziati nei due sessi, che vivono permanentemente accoppiati all'interno di quelle vene che raccolgono il sangue dall'intestino (per le prime due specie) o dalla vescica (per la terza specie). Ogni coppia di schistosomi produce un gran numero di uova (da uno ogni 5 minuti a più di 2 al minuto) secondo la specie, e un individuo infetto può avere alcune centinaia di coppie di parassiti nelle proprie vene. Una parte delle uova prodotte riesce a perforare vene e tessuti e ad uscire fuori dell'organismo con le feci o con le urine; se queste vengono a contatto con una raccolta di acqua dolce (fiume, lago, pozzanghera) si schiudono e rilasciano nell'acqua una larva nuotante (miracidio) che è capace di penetrare e di incistarsi nel mollusco acquatico che funziona da ospite intermedio. Dopo circa un mese il mollusco parassitato emette nell'acqua decine di migliaia di altre larve infettanti (cercarie) che sono capaci, in questo caso, di penetrare in circa 3 minuti la cute sana di esseri umani che vengono a contatto con l'acqua. Le larve così penetrate crescono, si differenziano nei due sessi e si stabiliscono nella loro sede definitiva (intestino o vescica) dove chiudono il ciclo vitale cominciando a loro volta a produrre uova.


ciclo Schistosomi
Rappresentazione schematica del ciclo vitale degli Schistosomi. La malattia è causata da quella parte di uova (più della metà) che non riescono ad uscire all'esterno e rimangono intrappolate o nel fegato o nel sistema urinario. Ogni uovo stimola nell'ospite una reazione immunitaria che consiste in un accumulo di cellule (il granuloma) che col tempo si trasforma in tessuto connettivo, scompagina la struttura dei tessuti e provoca cicatrici fibrose che impediscono la funzione del fegato o del sistema renale. Uno dei quadri finali della schistosomiasi intestinale è rappresentato da una costrizione dei vasi sanguigni che attraversano il fegato, con conseguente ipertensione portale e versamento di siero nell'addome che si ingrossa enormemente (ascite). Nella schistosomiasi urinaria, invece, uno dei sintomi precoci è rappresentato dalla presenza di sangue nell'urina (ematuria), dovuta alle numerose piccole rotture di vasi nella vescica a seguito del passaggio delle uova. È difficile stimare la mortalità per schistosomiasi perché questa dipende moltissimo dalla quantità di parassiti e da altri fattori, ma è stato calcolato che ogni anno muoiono probabilmente parecchie centinaia di migliaia di individui e parecchi milioni soffrono le conseguenze invalidanti della malattia.

ACQUA IONIZZATA
La cura dell'acqua ionizzata (basica od acida) ormai e' utilizzata anche in certi ospedali nel mondo con risultati eclatanti, sconosciuti ai medici allopati che non conoscono la Medicina Naturale. Essa puo' essere utilizzata a seconda dei casi, sia per via orale, da bere, sia per l'esterno del corpo per le malattie della pelle(anche per ferite da trauma o da operazioni chirurgiche). Nel sito qui riportato si possono vedere dei video che illustrano le varie applicazioni dell'acqua ionizzata.
vedi: http://glowing-health.com/alkaline-water/videos-aw.html
Vedere qualche applicazione di quest'acqua: ACIDA e/o BASICA + CISTE (eliminata con l'acqua basica).

Molto utile e' anche l' ARGILLA (fango di terra argillosa) mangiata come un "dolce" ogni giorno od ogni 2 o 3 giorni per un certo periodo che in genere varia da soggetto a soggetto, con un minimo di 15 giorni; alle volte e' necessario assumerla per periodi piu' lunghi. Fare attenzione che l'argilla può' portare stitichezza. L'argilla con il suo potere mineralizzante, cicatrizzante e chelante, fornisce un ottimo ausilio a tutti coloro che si debbono disintossicare dalle sostanze tossiche, aiutando la disinfiammazione e la disintossicazione dell'apparato digerente ed il corpo intero.

Mohenjo Daro: Una Devastazione vecchia di 4000 Anni

Mohenjo Daro è un sito archeologico che rappresenta tuttora un appassionante interrogativo, antica sede di una civiltà, di cui si ignorano le cause della repentina scomparsa, che adottò una scrittura di tipo pittografico dal significato ancora sconosciuto e dove si indossavano abiti di cotone; il più antico finora scoperto.

Mohenjo Daro, luogo dove non ci sono tombe, è chiamato la Collina dei Morti. È il luogo degli scheletri "estremamente radioattivi". Scheletri, con tracce di carbonizzazione e calcinazione, oramai scomparsi, che ai ricercatori hanno testimoniato decessi istantanei e violenti. Resti di uomini, donne e bambini, e non di guerrieri morti in battaglia. Non si sono ritrovate armi, e nessun resto umano porta ferite prodotte da armi da taglio o da guerra. Le posizioni e i luoghi dove sono state rinvenute le ossa indicano decessi istantanei, avvenuti senza avere il tempo materiale di rendersi conto di ciò che stava accadendo; le persone sono state colte durante lo svolgimento delle abituali azioni giornaliere. Sono passate dal sonno alla morte, insieme a decine di elefanti, buoi, cani, cavalli, capre e cervi.
La città è tornata alla luce nel 1921, quando l'archeologo Daya Harappa, dal quale prese il nome la civiltà scoperta, ebbe l'incarico di recuperare le rovine di un tempio buddista situato su di una isoletta in mezzo all'Indo. In precedenza nel 1856, John e William Brunton, incaricati di costruire un tratto di ferrovia, segnalarono che in zona si trovavano rovine dalle quali furono prelevati numerosi mattoni per costruire una massicciata ferroviaria. Gli scavi, proseguiti dal governo Pakistano, hanno restituito ben sette città, una sopra all'altra, e altre se ne ritroverebbe se continuassero gli scavi al di sotto del livello del fiume. Sette città che gemellano questa collina con quella di Troia. Mohenjo Daro con la sua piscina coperta di dodici metri, priva di templi e di una reggia, caratteristiche di ogni città antica; ma con strade larghe anche dieci metri e palazzi, costruiti in mattoni del tutto simili ai nostri, alti fino a tre piani, provvisti di acqua corrente, servizi igienici, tubazioni, cloache per i rifiuti e l'acqua piovana.
In altre parole, una città moderna di quarantamila abitanti, dediti alla caccia, alla pesca, alla produzione di ceramica, principale attività industriale del luogo, scomparsi nel nulla, finiti carbonizzati, come si è dedotto dai soli quarantatré resti ritrovati.
Con gli abitanti di Mohenjo Daro è scomparsa misteriosamente anche una testina in terracotta, senza volto, con una strana "finestrella all'altezza degli occhi", della quale rimangono solo le foto scattate da Davemport e Vincenti, indicata come un "elmo da guerra". Curiosità: non è stato rinvenuto nessun elmo di quel tipo. I primi insediamenti nel bacino dell'Indo risalirebbero a 9.000 anni fa. Secondo le stime vi erano oltre 2500 centri abitati. Principale risorsa i manufatti ceramici di eccezionale qualità tecnologica, con contenuto siliceo medio-alto. A Mohenjo Daro, che si vuole distrutta dallo scoppio di due delle numerose fornaci presenti, a causa di una eccessiva temperatura raggiunta nella camera di combustione, evidenziata, secondo la scienza ufficiale, da blocchi parzialmente fusi e migliaia di gocce nerastre di argilla vetrificata.
Gli scavi sono vietati, si dice, per "esigenze conservative".
David Davemport e Ettore Vincenti, autori di "2000 a.C. Distruzione Atomica", fecero esaminare alcuni detriti anneriti raccolti nella zona considerata l'epicentro dell'esplosione, campioni di vasi e mattoni, bracciali vetrificati. Dalle analisi, effettuate dall'Istituto di Mineralogia dell'Università di Roma, l'argilla risultò, come già accennato precedentemente, sottoposta a una temperatura di oltre 1500 gradi per qualche frazione di secondo. Questo avrebbe causato l'inizio di una fusione subito interrotta, escludendo che il calore di una fornace, tanto meno altre calamità naturali, possano produrre un tale effetto. I risultati vennero confermati dal Prof. Bruno Di Sabatino, vulcanologo dell'Istituto di Mineralogia e Petrografia, col quale collaborarono il Prof. Amuleto Flamini e il Dr. Giampaolo Ciriaco. Ulteriore prova dell'assenza di fenomeni vulcanici e sismici, i pozzi di acqua rimasti al loro posto.
Secondo Davemport, esperto in sanscrito, il Ramayana fornirebbe la giusta chiave di lettura. Vi è descritta la vicenda di Ravana di Lanka che costringe il fratello Dhanada a ritirarsi sull'Himalaia impadronendosi del regno. Ravana lo insegue, lo vince e fa suo il veicolo volante, il prestigioso "Pushpaka vimana". Si parla di un velivolo equipaggiato con pilastri d'oro, porte di smeraldo, veloce come il pensiero, costruito su ordine di Brahma. A bordo di questo vimana, Ravana, discese dal monte Kailash. Nella parte del poema chiamata "Uttara Kanda", nel capitolo 23, è scritto:
"Vedendo il loro esercito abbattuto in volo, i figli di Varuna, sopraffatti dalla pioggia di missili, tentarono di interrompere il combattimento. Stavano fuggendo sottoterra quando videro Ravana sul suo Pushpaka Vimana. Cambiarono repentinamente rotta e si slanciarono verso il cielo con la loro flotta di macchine volanti. Una terribile lotta scoppiò nell'aria."
Ravana rapisce Sita, figlia di Jawata re della città di Mithila e sposa di Rama, il quale dopo un'aspra battaglia ucciderà Ravana e libererà Sita. Nel capitolo 88 dell'Uttara Kanda si legge la reazione di Re Jawata:
"Arderà Indra il reame di quel malvagio con una pioggia di polvere soverchiante. È giunta l'ora dello sterminio di quell'insano e dei suoi seguaci."
Quindi il dardo di Indra distrugge la roccaforte di Ravana. Ma il suo regno, posto fra i monti Vindhya e Saivala, gli odierni Aravalli e Sulaiman, corrisponde a Lanka, parola che significa isola, cioè Mohenjo Daro situata proprio su di un isola del fiume Indo. Conclusioni audaci, ma più attendibili di qualsiasi altra, che si riallacciano alle storie sui vimana, comune mezzo di trasporto del popolo venuto dalle stelle, narrate nel Ramayana e nel Mahabharata.
Con tale tecnologia non si può escludere l'uso di armi atomiche, né che proprio l'uso di tale energia sia la causa della scomparsa di "Lanka". Altri popoli ci narrano vicende simili. Dalla Cina giungono storie di eventi che ricordano quelli descritti nei due libri sacri Indiani. Si dice che la Cina fu governata da re divini per diciottomila anni, fatto in comune con l'India e l'Egitto. Si racconta di un'epoca nella quale uomini e animali vivevano in armonia in un giardino che ricorda tanto il Paradiso. Nel Shan-hai-ching, un libro sacro, si parla dei "Miao", una razza umana dotata di ali che nel 2400 a.C. vennero a diverbio col Signore delle Altezze e persero la capacità di volare. Si parla anche di quando il Signore Chang-ti, vedendo che la razza degli Atlantidi aveva perduto ogni virtù, ordinò a due Dhyani, Chang e Li, di interrompere ogni contatto fra cielo e terra. Vi si trova la storia dei dieci soli e dell'arciere Yi; ma vi è descritta la vicenda di quattro giganti celesti che, alla testa di centomila guerrieri, corrono in aiuto di Shang impegnato a difendere la montagna di Hsich'i. Il gigante più anziano era alto sette metri e aveva una spada detta "nuvola blu". Quando egli la sguainava spuntava "un vento nero dal quale uscivano migliaia di lance che colpivano il nemico polverizzandolo". Dietro al vento "una ruota di fuoco riempiva l'aria di decine di migliaia di serpenti di fuoco dorato", dal suolo si alzava un fumo denso che bruciava e accecava le persone. Nel corso della lettura troveremo anche gli Immortali a cavallo di dragoni e unicorni, forse velivoli; conosceremo il Vecchio Immortale del sud che proveniente da Agarthi e dona a Tzu-Ya, eroe della storia, un'arma "che brucia il suolo e produce luce", con la quale potrà conquistare il mondo.
Storie uguali a quelle dell'India, dei Celti della tribù dei Tuatha de Danan, che si verificano in ogni parte della terra nello stesso periodo e richiamano alla mente l'uso di armi atomiche, laser e marchingegni volanti. Rama dopo aver vinto Ravana, vola verso la città di Ahyodhya col Pushpaka Vimana vinto al nemico, per ricondurre Sita a casa. La descrizione del viaggio testimonia che Rama è abituato a volare. Dall'alto riconosce i luoghi sorvolati e li elenca a Sita. Menziona ancora il Kailash e la sua forma piramidale, indicandolo come il luogo "visitato da uomini del cielo" e usato come punto di riferimento in conseguenza della sua forma. Coincidenza si parli del Monte Kailash, considerato sacro tutt'oggi e della sua forma piramidale, e che il nome Sita sia lo stesso che si attribuisce al fiume di Shambhala? La storia conferma inoltre che Mohenjo Daro è Lanka:
"Vedi come Lanka è stata costruita da Vishvakarma sulla cima della rocca a tre punte che somiglia al picco del Kailash. Guarda il campo di battaglia coperto da un fango di carne e sangue, laggiù è stata fatta una grande carneficina di Titani. Laggiù giace il feroce Ravana. (...) Ora abbiamo raggiunto KishKindha con i suoi magnifici boschi, in quel luogo ho ucciso Bali."
Rama è esperto nella geografia aerea di un territorio vasto ben duemila chilometri. Chi ha scritto il Ramayana come poteva conoscere tutto questo? L'autore era un esperto del volo e in possesso di carte geografiche dell'intera regione? Secondo Davemport "gli antichi autori hanno sicuramente visto e sono stati testimoni dei loro effetti; ma, in conseguenza della povertà di linguaggio, o mancanza dei termini necessari, l'immagine che ne danno è carente dal punto di vista tecnico-descrittivo". Questo è già capitato quando i pellerossa sono entrati in contatto con la tecnologia dei bianchi. Abbiamo avuto "le canne tonanti", i "lunghi coltelli", il "cavallo di ferro".
Gli Ariani hanno visto la "freccia intelligente", "l'uccello abitato", la "freccia che segue i suoni", "l'arma del sonno". È il Vymanika Shastra che fornisce i dati tecnici per ottenere un oggetto volante del tutto simile alle capsule spaziali. Appare evidente che l'autore di questo libro ha potuto osservare a lungo i "Vimana", tanto da fornire accurate informazioni. Il Dr. Josyer, direttore dell'Accademia Internazionale di Ricerche Sanscrite di Misore, ci fornisce queste informazioni. Secondo Davemport e Vincenti, il ritrovamento può contribuire a far avanzare la nostra tecnologia.
Altre prove in favore della tesi di Vincenti e Davemport, purtroppo scomparsi prematuramente, vengono fornite dagli studi del Dr. Roy direttore dell'Istituto di Cronologia di Nuova Delhi. Dalle indagini storico-archeologiche, risulta che effettivamente Mohenjo Daro è la Lanka di Dasagriva, il Ravana menzionato nel Ramayana. Il poema è stato infatti ordito intorno alla conquista di Mohenjo avvenuta quattromila anni fa. Il Dr. Roy identifica il moderno Kalat nella regione che a quel tempo era conosciuta come Kishkindha. Un punto dell'Indo ove il linguaggio, detto Telogu, era una elaborazione di quello della famiglia Dravinian. Nella guerra Deva Asura, tale Dasatha combatte contro Timidhwaja, appartenente alla razza dei Rakshasa e alleato di Shambara, il cui emblema, un Timi (balena), fa presupporre vivesse vicino al mare, forse nel Makran dove viveva anche Ravana. Inoltre "ravana" era un titolo, un semplice appellativo, non un nome proprio, il nobile ucciso da Rama era Dasagriva, conosciuto come Signore di Lanka, cioè Ravana di Lanka.
Dai dati storici veniamo a sapere che Dasagriva Ravana era amico del re di Kishkinda. Il regno di Ravana era nel Sind, e Mohenjo Daro ne era la capitale. Quindi l'impero Harappa aveva al nord la cultura della razza Danava col suo centro a Hariupia; al sud i Rakshasa con Mohenjo capitale, conosciuta come "l'isola", ossia Lanka in lingua Telogu, "una stretta striscia di terra fra il letto principale dell'Indo e la curva ovest del fiume Nara, soggetta ad alluvioni fino a quando un lungo terrapieno fu in grado di prevenirle". Ci sono resti del terrapieno preistorico per un miglio. Sono evidenti anche le successive alluvioni con la conseguente deposizione di strati di sedimenti di sabbia che hanno alzato il piano di trenta piedi.
Gli studi idrografici condotti nella regione del Sind hanno dimostrato che l'Indo ha allagato l'Ovest di Mohenjo Daro nel 2000 a.C.. Ulteriore dimostrazione il gigantesco terrapieno anti alluvione che lo circonda. A quel tempo, durante le alluvioni, doveva apparire come veniva descritta, la Swarna Lanka: l'isola d'oro. Anche le battaglie del Mahabharata sarebbero realmente avvenute. Secondo Roy nel 1424 a.C. La conferma dal Mahabharata che apparterrebbe all'età del Rame, poiché l'antichissima parola vedica "ayas" significa "rame". Il Dr. Roy afferma che Vyasa usò la parola "ayasa bhima", non "Iron Bhima". Gli scavi avrebbero rivelato che l'ultima cultura Harappa e quella Kuru, sono state coesistenti, e il Dr.Roy ha dimostrato che queste due culture appartenevano all'età del Rame, quindi all'età Vedica. Il materiale astronomico del Rig Veda rivela che nel 3070 a.C. regnava re Manu; nel 2000 a.C. Rama e Dasaratha. Nel 2005 a. C. avvenne la disfatta e il sacco di Lassa collocando così Divodasa nel 2005 a.C. A quel tempo nel paese vivevano diversi popoli. Vi erano i Devas, gli ariani vedici, adoratori di Indra, e gli Asura, fautori di feroci guerre intorno al 2000 a.C., che valsero loro l'appellativo di malvagi. Un fatto storico che partì dal regno di Divodasa nel 2030 a.C., e finì con la grande battaglia "Dasa Rajana". Abbiamo così la conferma che Dasaratha prende parte attiva alla guerra schierandosi con Divodasa contro Timidhwaja, e questo fatto dimostra che la battaglia si svolse fra due armate umane.
I Danavas erano comandati da Shambara, re di Hariyupia, figlio di Kulitara, che visse e governò intorno al 2000 a.C.. Divodasa mosse una guerra contro di lui, lo uccise, e Hariyupia (ossia Harappa) fu conquistata. L'intera regione Asura fece un’offerta per riscattare la città, ma in un’orribile battaglia sul fiume Parushni (oggi Ravi), Sudasa li respinse. Si tratta di una battaglia nota come quella dei dieci Re (1930 a.C.). I dati storici forniscono anche la data di progettazione della città di Harappa, il 2550 a.C. Nella regione Harappa vi era una civiltà commerciale per eccellenza, popolata anche dai Nagas e dai Janas anch’essi ottimi commercianti e industriali.
Nel poema si trovano riferimenti anche ai Vanaras e al loro grande re Bali, alleato di Ravana, in tal modo tutto prende forma e trova le giuste corrispondenze storiche; non si può parlare più di coincidenze. Dobbiamo considerare la possibilità che siano state impiegate tecnologie avanzate, e l'uso di armi atomiche, quattromila anni fa (e non solo in India). Un’indagine, seppur limitata nella sua fattibilità, nella zona potrebbe fornire altre prove. Basterebbe verificare l'aumento dei decessi in seguito a tumore, quanti fra gli addetti agli scavi; quante le registrazioni di oggetti aventi tracce radioattive. Vi sono ancora aree con tracce di radioattività, che, a quanto si racconta, molti, tuttora, eviterebbero per "non essere uccisi dagli spiriti cattivi"? Attraverso la consultazione, pur sempre limitata, di documenti e registri anagrafici o mortuari; qualcosa, se si vuole, credo si possa accertare.

mercoledì 15 dicembre 2010

L'eugenetista Bill Gates e i tribunali della morte


La Vera Storia Dietro a Bill Gates E “Le Giurie della Morte”
Scritto da Paul Joseph Watson, Prison Planet.com
Traduzione per The Living Spirits: Tatiana Coan

Il fondatore di Microsoft è un eugenista intransigente e ha pubblicamente dichiarato la sua intenzione di usare vaccini dal valore di miliardi di dollari, che la sua fondazione finanzia per ridurre la popolazione mondiale.

L’appoggio di Bill Gates alle “giurie della morte” ha causato controversie tra i commentatori conservatori, ma il vero oltraggio dietro a questa storia non è stato completamente rivelato – il fatto è che Gates è un eugenista intransigente e ha invocato la riduzione della popolazione mondiale con l’uso di vaccini, che la sua fondazione finanzia per la bellezza di miliardi di dollari.

I commenti di Gates sulle “giurie della morte”, sono stati fatti effettivamente più di due mesi fa al Festival delle Idee di Aspen a Aspen in Colorado, ma essi hanno attirato l’attenzione solo quando il video fece la sua comparsa di domenica su parecchi siti conservatori, come pure sulla Breitbart TV e su The Blaze.

Durante una serie di domande e risposte, Gates insinuò che pazienti anziani che vengono sottoposti a costosi trattamenti medici dovrebbero essere uccisi e i soldi spesi in altro modo. Gates affermò che c’era “una mancanza di volontà” nel considerare la questione di scegliere tra “spendere un milione di dollari sugli ultimi tre mesi di vita per quel tipo di paziente” o licenziare 10 insegnanti.

“Ma ciò viene chiamato la giuria della morte e voi non siete tenuti a trattare tale dibattito” aggiunse Gates.

L’appoggio del proprietario della Microsoft per uccidere la nonna nel nome di spendere denaro altrove scuote e spiega perché così tanti Americani sono offesi dalla sanità di Obama che contiene, quale uno dei suoi principali componenti, un comitato di valutazione costi/benefici che sarà in grado di rifiutare cure a pazienti anziani, a dimostrazione del fatto che le giurie della morte entrano per davvero in vigore nonostante le campagne dei rappresentanti della classe dirigente e dei media per convincere il pubblico diversamente.

Anche se gli Americani saranno soggetti ai capricci delle giurie della morte, il governo federale “continuerà a richiedere ospedali per fornire trattamenti di pronto-soccorso a immigranti illegali alle spese dei contribuenti “ denunciò il New York Times.

Comunque, il significato più ampio dei commenti di Gates é passato completamente inosservato da coloro che si erano tanto offesi per quello che aveva detto.

Gates è un eugenista reo-confesso che si è impegnato a ridurre drasticamente la popolazione mondiale nel nome di combattere il surriscaldamento globale. Questo è allarmante considerando il fatto che la fondazione Bill e Melinda Gates finanzia la produzione e la distribuzione di vaccini al terzo mondo.

Durante una conferenza TED (sono conferenze su tecnologia, intrattenimento e design) nel febbraio 2010, Gates ha dichiarato apertamente che i vaccini sarebbero stati usati per ridurre la popolazione mondiale e abbassare le emissioni di CO2.

Sostenendo che la popolazione mondiale sta raggiungendo i 9 miliardi, Gates disse: “se noi facessimo davvero un ottimo lavoro con nuovi vaccini, cure medico sanitarie, servizi medici di riproduzione (aborto), forse potremmo avere una riduzione del 10 o del 15 per cento.”

Un po’ come se un miglioramento delle cure sanitarie e dei vaccini, che si suppone salvino vite, porterebbe a una diminuzione della popolazione mondiale: è un ossimoro, a meno che Gates non si stesse riferendo ai vaccini per sterilizzare le persone, che è precisamente lo stesso metodo propugnato nel testo del 1977 Ecoscience scritto dal consigliere scientifico della Casa Bianca John P. Holdren, il quale parla di un “regime planetario” dittatoriale per mettere in atto misure draconiane al fine di ridurre la popolazione attraverso l’uso di ogni sorta di tecniche oppressive, sterilizzazione inclusa.

In verità, come ha rivelato Mike Adams di Natural News, uno degli attuali progetti della fondazione Gates ruota intorno al finanziamento di un “programma di sterilizzazione che userebbe penetranti raffiche di ultrasuoni dirette sui testicoli dell’uomo per renderlo sterile per sei mesi”.

“Ora, la fondazione sta finanziando un nuovo programma “consegna di un vaccino che si attiva con la sudorazione” basato su nano particelle che penetrano la pelle umana”, scrive Adams, “la tecnologia viene descritta come un mezzo per “sviluppare nano particelle che penetrano la pelle attraverso i follicoli dei peli e che a contatto con il sudore umano si attivano per rilasciare i vaccini.”

Il sostegno del fondatore della Microsoft alle giurie della morte è un’ammissione scioccante, ma fa impallidire se si considera che Gates, uno degli uomini più ricchi del pianeta, che è solito incontrare altri miliardari per discutere sugli sforzi da fare per ridurre la popolazione, ha pubblicamente dichiarato la sua intenzione a usare miliardi di dollari in vaccini per finanziare la diminuzione della popolazione mondiale nel terzo mondo, scopo che potrebbe essere raggiunto qualora i vaccini fossero progettati per sterilizzare forzatamente le persone, ovvero senza il loro consenso, o provocare aborti forzati.

Cristina Bassi

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...